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lunedì 5 agosto 2013

L’Italia ammetterà il default solo quando la classe media sarà spolpata fino all’osso

italia

di Paolo Cardenà – Ormai da settimane si moltiplicano gli allarmi lanciati da più parti (poliche, sociali, civili, movimentistiche) secondo i quali, a breve, l’Italia salterà in aria, almeno in senso economico. Tutti questi allarmi tendono a convergere verso una possibile “soluzione finale”. Ossia  un evento creditizio di grandi proporzioni, tale per cui l‘Italia si troverà ben presto a navigare nelle tempeste di un default, o, se vi piace di più, come dicono a Roma, “famo er bòtto”.
 C’è Grillo che lo annuncia da mesi. Alla voce di Grillo, chiaramente, si  associa anche quella di Casaleggio che si spinge  ad affermare che in autunno sarebbero possibili rivolte, tensioni sociali e proteste difficilmente controllabili.
Addirittura, che siamo seduti su una polveriera pronta a deflagrare lo dicono anche esponenti del governo: dal Ministro Del Rio a Caldoro. Senza dimenticare poi che, anche parte della stampa nazionale inizia a dedicare ampi titoli alla possibile bancarotta dell’Italia. Soprattutto dopo che questo rischio è stato posto in risalto dallo studio di Mediobanca Securities di qualche settimana fa.
Quindi, con la situazione economica che si sta drammaticamente deteriorando di giorno in giorno, la disoccupazione che cresce e  alimenta povertà, il debito pubblico in ascesa  a ritmi vertiginosi, una politica incapace di porre rimedio al degenerare della situazione,  in effetti, tutto sembrerebbe convergere per l’idea che un DEFAULT, oltre ad essere probabile, sia quasi imminente.
Ovviamente, le cose non stanno in questi termini, e se mi chiedeste  cosa penso che avvenga da qui a qualche mese, la mia risposta è NULLA. Non avverrà nulla di tutto ciò che si paventa, ma, con ogni probabilità, avverranno molte altre cose.
Premesso che chi sta scrivendo pensa che l’Italia sia già da tempo unpaese in bancarotta, e ho cercato di esprimere questo concetto in numerosi articoli pubblicati sul blog, credo anche che un evento creditizio incontrollato, per l’Italia, purtroppo, è ben lontano dal concretizzarsi. Perché se così fosse, sarebbe anche giusto pensare ad una svolta, anche in termini di pulizia (o epurazione) di buona parte della nomenclatura politica, responsabile per lunghi decenni del tracollo dell’Italia.
Invece no! Tutto rimarrà come è adesso, e, nella sostanza, non cambierà pressoché nulla. Nulla tranne la povertà, si intende!
E non accadrà nulla per due semplici motivi.
Il PRIMO: Che piaccia o no, viviamo in un mondo in cui il debito non si estingue mai, ma si rinnova in un moto quasi perpetuo. Ciò significa che lo stato, quando deve rimborsare un prestito in scadenza, altro non fa che ricorrere al mercato per farsi prestare i soldi di cui ha bisogno per estinguere la tranche in scadenza. E’ chiaro che lo stato non dispone dei soldi per onorare il rimborso, quindi  è evidente se li fa prestare nuovamente. In questo modo stati falliti rimangono solventi.
Veniamo al SECONDO motivo: Gli investitori, siano essi nazionali o internazionali, semplici risparmiatori e grandi fondi, hanno come unico fine quello di massimizzare il profitto. Il profitto deriva -almeno in questo caso- dall’investimento in titoli di stato, attraverso la riscossione di un interesse. Nessuno di questi soggetti  ha interesse a far saltare il sistema e incamerare perdite che potrebbero finire per compromettere la loro stessa esistenza. Per non parlare poi che una bancarotta dell’Italia si ripercuoterebbe su vasta scala toccando banche e stati con dei fallimenti a catena che difficilmente potrebbero essere arginati.Sarebbe un armageddon di proporzioni planetarie che metterebbe in ginocchio l’economia mondiale per un lungo periodo. Contrariamente, gli investitori hanno interesse a mantenere in vita questo sistema di cose. Per più tempo possibile.  E lo fanno non per misericordia italica, ma per il semplice motivo che  traggono vantaggio dagli affari che fanno con l’Italia e anche attraverso gli interessi che incassano, che sfiorano i 100 miliardi di euro all’anno.
 Ovviamente, per poterlo fare, esigono delle garanzie. E quale migliore garanzia del patrimonio  degli italiani che è stimato in circa 8 mila miliardi di euro, ossia 4 volte il debito pubblico? E’ evidente che se un debito è garantito, il creditore, nel caso di insolvenza del debitore, può sempre escuterne il patrimonio.  E per fa ciò, gli investitori trovano nei governi compiacenti e asserviti i suoi migliori alleati. Questi sono sempre disponibili (attraverso la leva fiscale) ad intermediare ricchezza che dal privato si trasferisce nelle casse dello stato, per arrivare nuovamente alle banche e agli investitori. Ed è ciò che sta avvenendo in italia, ormai da molto tempo. Ma questo porta ad una semplice conseguenza, ossia alla distruzione sistematica del tessuto produttivo, industriale ed economico del paese, con l’impoverimento di ampie fasce di popolazione. Migliaia di aziende falliscono, chiudono, o si delocalizzano. Altre, ritenute strategiche dai concorrenti esteri, vengono acquisite a quattro soldi e anch’esse spostate dove è più facile fare impresa. Cresce la disoccupazione e con essa la povertà.  Il risparmio privato si assottiglia e nei casi più eclatanti scompare del tutto. Perché è ovvio che, se non si ha lavoro e quindi un flusso di reddito, per tirare avanti, altro non puoi fare che intaccare i tuoi risparmi, se ne hai.
 
Questo è ciò che stanno attuando i governi che si stanno alternando alla guida del paese. E se magari domani mattina, qualcuno si sveglia e decide di mettere sotto pressione il debito italiano, il governo compiacente di turno, asservito agli interessi finanziari di mezzo mondo (ma non a quelli degli italiani), interviene subito con nuove manovre fiscali. Oppure con qualche bella patrimoniale che, contrariamente a ciò che si pensa, non andrà a colpire i veri ricchi, ma solo quelli che hanno potuto risparmiare quel poco per garantirsi un futuro più dignitoso. In questo modo si accelera il drenaggio di ricchezza dal privato alle casse dello stato e quindi nuovamente a favore delle banche. Al tempo stesso si persuadono gli investitori sul fatto che in Italia il governo è completamente dalla loro parte, sempre disponibile a spremere i propri sudditi e ossequiare gli interessi dell’oligarchia finanziaria.
 
Magari, si farà ricorso alla BCE chiedendo l’attivazione del fondo salva stati e delle OMT. Ossia chiederemo agli altri di salvarci con i soldi che abbiamo già versato nel fondo, e in cambio cederemo ulteriori pezzi di sovranità nazionale che non farà altro che accelerare il processo di trasferimento di ricchezza. di deindustrializzazione e abbattimento economico e sociale del paese. E’ questo ciò che ci attente per un lungo periodo. Fino a quando non saremo abbastanza poveri da non interessare più a nessuno. Poi sarà bancarotta. Di quelle fraudolente.

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