La crescita dell'eurozona? Poca e in altrui balia
10:47 12 DIC 2013
di Geminello Alvi
disoccupazione che deprime i consumi |
(AGI) - Roma, 12 dic.
La crescita dell'eurozona e' contratta dai vari vincoli dell'euro, quindi dal consolidamento dei conti pubblici e da una politica monetaria che non può per vincoli statutari replicare l'esempio americano. Il risultato e' una disoccupazione che deprime i consumi; mentre ancora gli effetti dell'allocazione distorta dei capitali contraggono gli investimenti. Le esportazioni restano pertanto l'unica fonte possibile crescita; ostacolata tuttavia dall'apprezzamento dell'euro, la cui durata dipende ormai solo dalla Federal Reserve. Percio' la politica monetaria della BCE viene giudicata dalla piu' parte degli analisti insufficiente, e non tutti si adeguano al minimo miglioramento previsto in questi giorni da Francoforte. Eppure proprio le difficolta' del credito in Portogallo, Spagna, ed in Italia confermano quanto siano complicati da risolvere con la sola politica monetaria gli esiti di un debito pubblico e privato distorti. E l'agire della BCE e' del resto reso ancora piu' improbo da strutture della competitivita' non omogenee.
Risultato: la disoccupazione di lungo periodo si e' raddoppiata rispetto al 2008, con livelli piu' che doppi in Spagna e Grecia, rispetto agli altri stati. La Germania e' pur vero controbilancera' in parte il fenomeno, dopo gli accordi per il nuovo governo. Ma nessuna politica economica di Berlino puo' da sola invertire il difetto di domanda; la perdita di Pil potenziale degli altri membri dell'eurozona; il riassorbimento dei loro squilibri finanziari decennali. Peraltro la crescita delle esportazioni europee da segni di rallentare e gli investimenti non possono reggere un'effettiva potente ripresa europea in presenza di una capacita' produttiva utilizzata ormai al di sotto dell'80%, nel settore industriale. Ne' l'effetto della bolla immobiliare e' smaltito. Ovvi allora i primi sintomi di una disinflazione che si sta avvicinando pericolosamente al limite della deflazione.
Pertanto un qualche miglioramento delle previsioni di crescita attorno all'1% per l'eurozona nel prossimo anno, dipende solo dall'economia mondiale, in particolare dalla crescita cinese, e dal tasso di cambio dell'euro. Dopo un rialzo che vari analisti prevedono proseguire ancora per i primi mesi del 2014, esso dovrebbe in seguito attestarsi, per esempio secondo Roubini Globaleconomics, a $1,27 per euro.
Sempre che poi il rialzo inevitabile dei tassi americani non squilibri la struttura degli spread nell'eurozona, e la crisi politica italiana non degeneri. (AGI) .
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