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sabato 27 aprile 2013

E’ tempo di rivolta sociale



mpepeIn un momento politico drammatico come quello che stiamo vivendo c’è un’unica cosa
che dobbiamo fare ed è la rivolta sociale, come uomini e donne di questo Paese.
Bisogna scendere nelle strade, bisogna restituire senso politico alla ribellione, uscire dall’angolo in cui siamo stati messi e ci siamo fatti mettere.
Bisogna alzare la testa, a partire dai posti di lavoro e in ogni luogo collettivo, essere più forti della pressione psicologica a cui veniamo sottoposti in maniera subdola o diretta, con rapporti verticali che tendono a schiacciare le persone e a togliere la dignità, e costringerci a fare parte del disegno del potere.
Bisogna ribellarsi ai ricatti continui che sottopongono i lavoratori e le lavoratrici a differenti condizioni economiche e contrattuali, facendoli confliggere tra di loro con maggiore soddisfazione del padrone. Il lavoro non è una merce, perché le persone non sono una merce.
E ogni volta che siamo disposti a pagare tanto per qualcosa che vale poco siamo finiti sulla rotta del potere e ci dobbiamo interrogare.
Il potere ha trovato la chiave di volta della moltiplicazione dei suoi effetti persecutori facendo diventare tutti noi, uomini e donne, gli estensori più affidabili di quelle stesse dinamiche con cui veniamo schiacciati ogni giorno. I rancori e il cinismo che riversiamo all’interno delle nostre cerchie relazionali ne sono la prova.
E’ stato polverizzato il tempo per coltivare noi stessi, gli affetti, le relazioni, la politica cioè tutto quello che può darci un’identità, senso dell’esistenza e permetterci di ribellarci.
Dobbiamo smettere di fare le comparse della nostra stessa vita e costringere le generazioni dopo di noi a ricevere questa eredità.
Dobbiamo invertire il cannocchiale, per mettere a fuoco che l’obiettivo non è affatto irraggiungibile, il problema siamo solo noi che pensiamo di non valere più nulla tanto da non valere la pena di fare più nulla.
Al contrario, è chi si intesta il potere e non prende la responsabilità dei suoi fallimenti ad avere la responsabilità maggiore, ma noi siamo moralmente obbligati a sapere cosa accade con la nostra delega, a parlare e a agire con onestà e coraggio.
Questa è una crisi dell’umano prima di ogni altra cosa, lo “spread” lo hanno inventato i feticisti delle banche e della politica, e i media devono sentire la responsabilità di averlo usato per terrorizzare le persone.
L’unica emergenza è la vita delle persone e la loro autonomia economica, il tentativo di dare un senso e una prospettiva a loro stessi, alle loro relazioni familiari, affettive, sociali.
E’ la capacità di far convergere le differenze delle esperienze umane in una nuova forza propulsiva che può alimentare a catena il desiderio trasformativo di pezzi interi di collettività.
Ripartiamo da noi. Tutte le nostre relazioni sono intrise di bisogni falsificati e di insoddisfazione, tanto da averci fatto smarrire la nostra bussola interna per sentire di cosa abbiamo realmente bisogno. Dobbiamo smettere di farci plasmare, dobbiamo prenderci le nostra responsabilità e agire.
Tra pochi giorni è il 25 aprile, Festa della Liberazione dal nazi-fascismo.
L’unica resistenza di cui siamo capaci oggi e quella al cambiamento di noi stessi e della società, e quindi siamo responsabili di quanto sta accadendo politicamente.
Cambiamo rotta, facciamo la rivolta sociale.

Monica Pepe – www.zeroviolenzadonne.it

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