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mercoledì 30 ottobre 2013

L FUTURO PROSSIMO DI CONSUMI E INVESTIMENTI

IL FUTURO PROSSIMO DI CONSUMI E INVESTIMENTI E COME CE LA RACCONTERANNO I MEDIA.

AVVERTENZA INIZIALE. Se vi piace e vi interessa procedete nella lettura; se vi pare arido il sistema dei calcoli, abbiate pazienza perchè NEL FINALE CI RIALLACCIAMO AL TEMA DELLA "INFORMAZIONE"...n.b.: IN FONDO TROVATE UN ADDENDUM DELLE 19.49)
La bilancia dei pagamenti di parte corrente, come già in settembre, si conferma, a ottobre 2013 con un attivo che sfiora i 9 miliardi, pari a quasi 0.6 punti del PIL, (allo stato ipotizzabile, in quanto a fine anno, il PIL stesso sarà ulteriormente calato anche in termini nominali rispetto al 2012, per via degli effetti recessivi "residui" del rientro per 0,1 punti- o forse più-, disposto a ottobre per rispettare il "programmatico" 3% di deficit).
Nel 2012 la correzione di parte corrente dei conti con l'estero era stata nel senso di passare da un -3,1 a un "lusinghiero" (eufemisticamente e certo solo per Monti), -0,6% del PIL, con una riduzione del deficit, rispetto al dicembre del 2011, di 2,5 punti (stavamo appunto al -3,1).
Va nuovamente evidenziato quanto rilevato in un post "anticipatore (ripreso un pò da tutte le parti), che questo risultato è stato raggiunto "austeramente" mediante un calo dell'occupazione sobriamente ricercato e a costo di un inevitabile calo dei consumi: per il 2012 questo è stato di circa -7,8, pari a circa 3,5 punti di PIL (56 miliardi di contrazione "assoluta" dei consumi). Quindi, una riduzione del deficit di parte corrente per 2,5 punti di PIL ci è costata una riduzione di 3,5 punti di PIL.
E nel 2013?
Il miglioramento sul 2012 di CA, ipotizzabile allo stato, che passa da -0,6 a +0,6, cioè 1,2 punti di PIL (circa e allo stato), e purchè i dati non peggiorino repentinamente a causa della rivalutazione dell'euro a 1,40 sul dollaro attualmente in corso, parrebbe, in base ai dati tendenziali della Confcommercio, essersi attestato "solo" sul 2%, e quindi su circa 1 punto di PIL (o poco meno). Il che vuol dire che quest'anno, dando per buona una recessione al -1,8, circa la metà della recessione è dovuta al calo dei consumi.
Il resto, però, è, necessariamente un calo degli investimenti per quasi un punto di PIL: ma considerato com'era già andata negli anni precedenti, ciò conferma che non si tratta più di mero stop ma di vera e propria prolungata distruzione di impianti che non solo non vengono più ampliati (nuove iniziative e rinnovi) ma neanche più manutenuti e riconvertiti. Esattamente come evidenziato da Nuti, citando Kaldor.

Rifacciamo, sotto il profilo qui segnalato, un conticino sul PIL 2014: partendo dal dato di correzione del deficit su basi programmatiche (cioè in base alla legislazione varata tra correzione di fine anno e legge di stabilità), la correzione complessiva, con effetti essenzialmente ormai sul 2014, dovrebbe andare dal fatidico deficit a -3,1 all'obiettivo di -2,5. Qui, a fine pagina, i dati del DEF che lo attestano.
Recentemente, avevamo ipotizzato che questa misura della correzione (ennesima, e in attesa della prossima imminente), pari a 0,6 punti avrebbe generato una recessione 2014, abbastanza certa, di 0,9 punti di PIL. E questo applicando un moltiplicatore di 1,4-1,5, suggerito da Sapir, su basi FMI, e che sconta l'inevitabile incremento tendenziale del moltiplicatore stesso in situazione recessiva.

Se mi avete seguito fin qui (fatemi un segno, please), va però fatta una ulteriore precisazione.
Questo scenario, infatti, presuppone:

a) di non applicare un moltiplicatore più alto in relazione alla prevalenza dei tagli alla spesa pubblica sia per effetti di trascinamento della "inefficiente" copertura dei pagamenti alle imprese (di effetto solo nullo sul PIL, e non negativo, a condizione che si abbia una corresponsione molto più veloce di quella che si sta verificando);

b) di non conteggiare una netta prevalenza di tagli alla spesa pubblica nei saldi della manovra 2013, in omaggio alla tendenza invocata a gran voce e 
di cui si vanta anche il buon Fassina;

c) di ritenere sostenibile il mantenimento nell'attuale misura (o addirittura un incremento) del saldo delle partite correnti: infatti, da un lato, l'euro a 1,40, con possibile, anzi probabile, ulteriore apprezzamento, potrebbe peggiorare il quadro di "competitività di prezzo" scontato a cavallo tra fine 2012 e inizio 2013. Dall'altro, il calo prolungato e distruttivo degli investimenti (e anche dei consumi, cioè della domanda interna), potrebbe portare a una vera e propria eliminazione delle imprese italiane, per fallimenti diffusi, anche laddove queste abbiano una precedente quota significativa di export sul proprio fatturato. Infatti, nelle attuali condizioni, non è ipotizzabile che la loro offerta sia sostituita da nuove imprese che sostituiscano quelle definitivamente uscite dal mercato.

Detto questo, c'è un ulteriore fattore da sviscerare: i consumi.
Il calo di questi ultimi, specialmente in situazione di innegabile (almeno per osservatori in buona fede) calo distruttivo degli investimenti, sostiene l'attivo delle partite correnti (comprimendo le importazioni) ma deprime il PIL in misura quasi corrispondente se non superiore.
Abbiamo visto: nel 2012, per un miglioramento di 2,5 punti di CAB, abbiamo avuto 3,5 punti in meno di PIL imputabile a minori consumi. Mentre, nel 2013, è ipotizzabile una quasi parità a fine anno: 1,2 punti di PIL di miglioramento CAB contro poco meno di un punto in meno di PIL-consumi (al lordo degli effetti sui consumi stessi di prelievo fiscale sopravvenuto e del già citato cambio sul dollaro).
Al governo questo è interpretato come un segno di ripresa: ma, viste le condizioni sopra elencate, si tratta di una scommessa...sulla nostra pelle e sui corsi dell'euro che contraddicono la tendenza auspicata.

Va aggiunto, poi, che ai creditori bancari "core" che governano saldamente l'€uropa (avendo BCE e Commissione come passa-veline), sempre più in difficoltà per le loro magagne, il rafforzamento deflattivo dei loro crediti, via euro forte, sta molto bene.
E' facile prevedere che siccome i tagli della spesa pubblica corrente in forniture e servizi e anche in conto capitale, aumenteranno la disoccupazione, persino gli irrisori aumenti di defiscalizzazione del lavoro dipendente risulteranno di impatto inferiore al previsto sulla crescita, cioè sotto i pochi decimali previsti ottimisticamente dal governo.
Il che ci conduce per la consueta via "austera" e imposta dall'€uropa, a manovre correttive già nei primi mesi del 2014 e, quindi, a un aggravamento, rigorosamente fiscal-led, della recessione.
Ma, se ciò come appare sempre più probabile avvenisse, il governo potrebbe effettuare la correzione senza finire in crisi?
La cosa "buffa" (ma non divertente) è che la crisi sarebbe probabilmente provocata da quelli che avrebbero voluto più tagli alla spesa pubblica (diciamo praticamente tutti quelli che oggi hanno interesse alle elezioni anticipate).

IN SOSTANZA, NELLA OSTINATA IGNORANZA SPAGHETTI TEA-PARTY, RISCHIAMO UNA CRISI TRA POCHI MESI PER...NON AVER PROVOCATO ABBASTANZA RECESSIONE.
Ma ovviamente, qualche giornalista "economico", ci verrà a dire che la recessione era proseguita:
a) perchè non siamo stati capaci di tenere sotto controllo il debito pubblico...che in sè frenerebbe la crescitaADDENDUM: UNA DICHIARAZIONE IN TAL SENSO E' STATA FATTA OGGI DAL MIN.SACCOMANNI ED E' STATA TAL QUALE ACRITICAMENTE RIPORTATA DAI MEDIA;
b) per via di corruzione-evasione-clientelismo-malagestione e quindi perchè non siamo capaci di fare "le riforme" - ADDENDUM: SACCOMANNI HA RIBADITO ANCHE L'ARGOMENTO "RIFORME", con un genericissimo rinvio alla semplificazione della legislazione sull'impresa, che, dovrebbe sapere, è dovuta al 90% a recepimento di norme europee- nonchè di liberarci della casta.
Attendiamo fiduciosi queste spiegazzzzioni illuminanti sul FQ e su Report.

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