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lunedì 4 novembre 2013

Il lavoro umano inutilizzato

Futuro e Lavoro

 03/11/2013 Antonello Impagliazzo








Il lavoro umano inutilizzato è il fatto fondamentale della prossima epoca, è la questione alla quale sarà necessario trovare una risposta se si vuole che la civiltà riesca a superare l’impatto della terza rivoluzione industriale. Se il talento, le energie e le risorse di centinaia di migliaia di uomini e donne non verranno indirizzati verso fini costruttivi, il consorzio umano sarà probabilmente destinato a disintegrarsi in uno stato crescente di povertà e criminalità dal quale non sarà facile fare ritorno. Per questa ragione, trovare un’alternativa al lavoro nell’economia di mercato è una questione determinante, sulla quale si devono confrontare tutte le nazioni del mondo; nel prepararsi per l’era post-mercato sarà necessario dedicare la massima attenzione alla costruzione del terzo settore e al rinnovamento della vita sociale a livello locale. Diversamente dall’economia di mercato, che si fonda esclusivamente sulla produttività,  l’economia sociale si fonda sulle relazioni umane, sul senso di intimità, di comunione, sui legami fraterni, sullo spirito di servizio … Alla resurrezione e alla trasformazione del terzo settore in un potente settore autonomo in grado di assorbire il flusso di lavoratori espulsi dall’economia di mercato dev’essere data una priorità assoluta . Si dovranno trovare modalità intelligenti per trasferire una quota crescente dei guadagni di produttività indotti dalla Terza rivoluzione industriale dal settore privato al terzo settore, se si vuole tenere il passo con il crescente peso che andrà a gravare sulle spalle dell’economia sociale. Dovendosi confrontare con la terribile prospettiva di dover assorbire un numero sempre più grande di lavoratori espulsi dal sistema di mercato e di fornire un numero sempre più elevato di servizi sociali fondamentali e di distrazioni culturali, il terzo settore avrà bisogno di una massiccia iniezione di lavoro volontario e di fondi finanziari. Stabilire un “salario ombra” per le ore dedicate al volontariato, imporre tassazione sul valore aggiunto per i beni ed i servizi ad alta tecnologia per garantire un salario sociale ai poveri in cambio della loro partecipazione ad attività lavorative di utilità sociale, e incrementare la deducibilità fiscale delle donazioni effettuate dalle imprese in sintonia con gli incrementi di produttività sono solo alcuni esempi dei passi che si possono compiere subito, per aumentare il potenziale e l’efficacia del terzo settore nei prossimi anni. Fino ad oggi il mondo si è talmente preoccupato dei meccanismi dell’economia di mercato che l’idea di concentrare una maggiore attenzione sull’economia sociale è stata scarsamente presa in considerazione dalla gente e da chi formula la politica economica, questo stato di cose è probabilmente destinato a cambiare nei prossimi anni, quando diventerà sempre più chiaro che un terzo settore riformato rappresenta l’unica via praticabile per utilizzare il lavoro in eccesso espulso dal mercato globale. Ci stiamo affacciando in nuova era di mercati globali e di produzione automatizzata: il traguardo della società senza lavoro è ormai in vista. Esso potrà rappresentare un posto sicuro o un terribile abisso e ciò dipenderà da come la società si sarà preparata all’era post-mercato alla quale la Terza rivoluzione industriale prelude. La fine del lavoro potrà pronunciare la sentenza di morte della nostra civiltà o dare il segnale di partenza di una grande trasformazione sociale, di una rinascita dello spirito umano. Il futuro è nelle nostre mani

Tratto da: http://www.italianinsane.info/2013/futuro-e-lavoro/

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