la divergenza dell'euro dalla finanza sociale
I dati sugli andamenti della produzione, dell'occupazione e delle insolvenze delle imprese nei paesi membri dell'eurozona indicano divergenze senza precedenti, che né le misure di austerity né le riforme strutturali sembrano in grado di fronteggiare. Le politiche di austerità, in particolare, stanno generando effetti per certi versi opposti alle previsioni della Commissione Europea. Il "monito degli economisti" pubblicato il 23 settembre scorso sul Financial Times avverte che l'Unione monetaria europea si muove lungo un sentiero tecnicamente insostenibile, che apre la via a una contesa politica tra una destra tecnocratica di stampo liberoscambista e una destra populista di orientamento neo-nazionalista. Affinché una nuova rappresentanza del lavoro possa anche solo sperare di inserirsi nella partita, bisognerebbe sottoporre a critica le comode e ormai desuete certezze dell'universalismo kantiano, abbandonare le semplificazioni manichee del dibattito sull'euro e iniziare a interpretare i dati effettivi della crisi.
Radio Popolare, 31 ottobre 2013. Vent'anni fa veniva ratificato a Maastricht il trattato che avrebbe dato avvio al processo di unificazione monetaria europea. Nei propositi di Mitterrand e di altri, la nascita dell'Unione monetaria avrebbe costretto il governo tedesco a condividere con gli altri paesi membri le decisioni di politica economica, limitando in tal modo la potenza della Germania riunificata e mantenendo un equilibrio di poteri all'interno dell'Europa. Come svariati economisti avevano fin dall'inizio previsto, tuttavia, le cose stanno andando diversamente da quanto auspicato dai padri costituenti dell'euro. Il "monito degli economisti" (www.theeconomistswarning.com) pubblicato il 23 settembre scorso sul Financial Times segnala che le politiche dell'Unione stanno in realtà tuttora accentuando le divergenze tra gli andamenti economici dei suoi paesi membri, e che dunque l'assetto dell'eurozona resta insostenibile. Di questa evidenza sembrano aver preso piena coscienza i movimenti nazionalisti, xenofobi e di estrema destra. Le sinistre europee, invece, al momento non sembrano intenzionate a svegliarsi dal "sogno" dell'unità europea.
Una intervista a Emiliano Brancaccio.
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