Investimenti in declino in Europa. L’Italia la peggiore
Il capitale fisico svolge un ruolo fondamentale nella crescita economica. Le infrastrutture e le attrezzature che servono alla produzione di un paese devono essere sostituite nel tempo perché soggette ad usura e per rinnovarle occorre effettuare investimenti. Osservando solo gli investimenti fissi lordi, che sono una componente del prodotto interno lordo, non sappiamo però quanti di essi sono effettuati per sostituire il capitale fisico già esistente e quanti, invece, per incrementarlo.
In Europa e soprattutto in Italia, si assiste da diversi anni a un vero e proprio decadimento degli investimenti. L’intensità del peggioramento può essere misurata attraverso il rapporto di espansione/contrazione degli investimenti rispetto agli ammortamenti (figura 1) [1]. Se il flusso degli investimenti nell’anno è uguale al flusso degli ammortamenti allora non si ha alcun incremento di beni capitali. Un valore positivo del rapporto dà una situazione di espansione degli investimenti fissi netti in acquisizione o creazione di nuove risorse da usare nel processo produttivo. Viceversa, un valore negativo individua una contrazione degli investimenti fissi netti, una situazione che se protratta nel tempo diventa non sostenibile per la crescita economica.
Figura 1 - Rapporto di espansione del capitale fisico in Europa. Anni 1995-2012 valori percentuali
Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat
Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat
Nella figura 1 la Spagna è l’unico Paese che fa storia a sé. Nel 1995 il rapporto di espansione era del 78%, con un andamento crescente che supera il 100% tra il 2000 e il 2007, ma che a partire dalla grande crisi del 2008 ha vissuto un calo inesorabile, raggiungendo il livello di tutti gli altri paesi Europei (14%).
In tutti gli altri Paesi considerati, nel 1995 i valori dell’indicatore oscillano tra il 34% (Italia) e il 54% (Germania). Nella seconda metà degli anni ’90 e fino alla crisi economico-finanziaria del 2008 lo “spread” tra i Paesi è però aumentato, ma mentre il rapporto di espansione degli investimenti diminuiva per la Germania (27%) e aumentava in Francia (62%), in Italia si manteneva sostanzialmente stabile. A partire dalla crisi economico-finanziaria del 2008 mentre tutti i Paesi, con vicende alterne, hanno visto leggermente ridursi il proprio rapporto di espansione, in Italia si è assistito ad un vero e proprio tracollo che ci ha portato nel 2012 a un valore prossimo alla mera sostituzione dei beni capitali. Purtroppo un altro triste primato negativo del nostro paese che non lascia ben sperare per la tanto aspirata ripresa economica.
In tutti gli altri Paesi considerati, nel 1995 i valori dell’indicatore oscillano tra il 34% (Italia) e il 54% (Germania). Nella seconda metà degli anni ’90 e fino alla crisi economico-finanziaria del 2008 lo “spread” tra i Paesi è però aumentato, ma mentre il rapporto di espansione degli investimenti diminuiva per la Germania (27%) e aumentava in Francia (62%), in Italia si manteneva sostanzialmente stabile. A partire dalla crisi economico-finanziaria del 2008 mentre tutti i Paesi, con vicende alterne, hanno visto leggermente ridursi il proprio rapporto di espansione, in Italia si è assistito ad un vero e proprio tracollo che ci ha portato nel 2012 a un valore prossimo alla mera sostituzione dei beni capitali. Purtroppo un altro triste primato negativo del nostro paese che non lascia ben sperare per la tanto aspirata ripresa economica.
Nella figura 2 è possibile esaminare il caso italiano su un orizzonte temporale più ampio, per capire come il declino italiano parta da lontano.
Figura 2 - Rapporto di espansione del capitale fisico in Italia. Anni 1960-2012 valori percentuali
Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat
Nei primi anni sessanta oltre a sostituire completamente il capitale consumato, lo si espandeva di quasi il 120%. Fino alla metà degli anni ’70 gli investimenti si incrementavano ad un ritmo utile per rimpiazzare il consumo di capitale fisso. Tra il 1975 (78%) e il 1992 (50%) il valore del rapporto ha iniziato a calare. Nel 1993 il rapporto si riduce al 30% e poi si mantiene sostanzialmente stabile fino al 2008. Nel 2009 si registra un ulteriore crollo fino a raggiungere il 14%, per finire con il 2012 in cui si tocca un valore prossimo allo 0. I primi dati relativi al 2013 non sembrano far presagire interventi incisivi per arginare questo declino dato dagli investimenti fissi lordi che non riescono più neanche a coprire gli ammortamenti, facendo segnare una flessione del capitale netto.
Una situazione così drammatica merita di essere approfondita sotto il profilo strutturale a partire da chi effettua gli investimenti (figura 3).
Figura 3 - Investimenti fissi lordi per settore istituzionale in Italia. Anno 2012 Composizione percentuale
Fonte: Elaborazioni su dati Istat conti per settori istituzionali
Fotografando la composizione per settori del 2012 la metà degli investimenti in Italia è effettuata dalle imprese, il 37% dalle famiglie, il 10% dalla pubblica amministrazione e solo l’1% dalle società finanziarie.
Figura 4 - Rapporto di espansione del capitale fisico per settore istituzionale in Italia. Anni 1995-2012 valori percentuali
Fonte: Elaborazioni su dati Istat conti per settori istituzionali
L’andamento del rapporto di espansione per settore istituzionale (figura 4), mostra a partire dal 2007 una contrazione generalizzata ma particolarmente grave e con valori negativi per le imprese e la pubblica amministrazione. Le famiglie sono l’unico settore di traino degli investimenti. Da notare il comportamento anticiclico del rapporto di espansione degli investimenti pubblici nel 2009, al quale non è seguito un analogo intervento nel 2012. Anche nel disegno di legge di stabilità per il 2014 non si intravedono misure incisive per invertire la rotta su questo problema strutturale del paese.
La composizione degli investimenti fissi lordi per branca produttiva (figura 5) mostra una netta prevalenza dei servizi (70,5%), seguiti dall’industria in calo di quattro punti rispetto al 2000.
Figura 5 - Investimenti fissi lordi per branca di attività in Italia. Anno 2012 Composizione percentuale
Fonte: Elaborazioni su dati Istat conti nazionali
I dati a disposizione consentono di seguire l’evoluzione del rapporto di espansione degli investimenti per settore produttivo negli ultimi 20 anni (figura 6).
Figura 6 - Rapporto di espansione del capitale fisico per branca di attività economica in Italia. Anni 1992-2012 valori percentuali
La riduzione degli investimenti fissi al netto degli ammortamenti per l’agricoltura ha avuto inizio nel 2004 ma solo dal 2008 si è scesi al di sotto del livello di sostituzione pari a 100. L’industria in senso stretto ha perso in 10 anni 30 punti e nel 2009 ha raggiunto un valore negativo. A tenere più degli altri sono i servizi, grazie soprattutto alle attività immobiliari (33% nel 2012).
In sintesi, l’analisi degli investimenti fissi lordi rispetto agli ammortamenti (rapporto di espansione/contrazione) mostra un quadro sconfortante dell’economia italiana che ormai non riesce neanche a sostituire il capitale fisico esistente. La contrazione degli investimenti netti si riflette sull’attività di produzione che, in questo stato, difficilmente potrà rispondere ai segnali di ripresa dell’economia.
Se non viene messo in atto un processo di innovazione e progresso tecnico graduale del capitale fisico, soprattutto per il nostro paese fortemente terziarizzato, non potremmo sostenere una crescita duratura. Uno dei pilastri su cui il nostro paese dovrebbe investire senza indugio è l‘information and comunication tecnology (ICT). La tecnologia dell’informazione e Internet sono fattori determinanti per la ricerca, l’innovazione, la crescita e il cambiamento sociale (OECD 2010). L’Agenzia per l’Italia digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri punta all’innovazione “quale fattore strutturale di crescita sostenibile e di rafforzamento della competitività delle imprese“. Ma, visto il quadro preoccupante emerso dai dati empirici, speriamo che non resti solo uno slogan !
Note
[1] Il rapporto di espansione/contrazione può essere visto come la differenza relativa percentuale degli investimenti fissi lordi rispetto agli ammortamenti che equivale al rapporto tra investimenti fissi netti e ammortamenti . Il rapporto può essere influenzato dal livello degli ammortamenti che dipende dallo stock di capitale netto posseduto. Per verificare che tra i Paesi considerati non ci siano situazioni eccessivamente squilibrate sono stati calcolati per l’anno 2012 il lrapporto tra stock di capitale netto e Pil e lo stock di capitale netto pro capite. Nella figura 1 gli ammortamenti sono ricavati per differenza tra investimenti fissi lordi e investimenti fissi netti (valori correnti).
[1] Il rapporto di espansione/contrazione può essere visto come la differenza relativa percentuale degli investimenti fissi lordi rispetto agli ammortamenti che equivale al rapporto tra investimenti fissi netti e ammortamenti . Il rapporto può essere influenzato dal livello degli ammortamenti che dipende dallo stock di capitale netto posseduto. Per verificare che tra i Paesi considerati non ci siano situazioni eccessivamente squilibrate sono stati calcolati per l’anno 2012 il lrapporto tra stock di capitale netto e Pil e lo stock di capitale netto pro capite. Nella figura 1 gli ammortamenti sono ricavati per differenza tra investimenti fissi lordi e investimenti fissi netti (valori correnti).
Monica Montella
Glossario
Investimenti fissi lordi: sono costituiti dalle acquisizioni (al netto delle cessioni) di capitale fisso effettuate dai produttori residenti a cui si aggiungono gli incrementi di valore dei beni materiali non prodotti. Il capitale fisso consiste di beni materiali e immateriali prodotti, destinati ad essere utilizzati nei processi produttivi per un periodo superiore ad un anno.
Rapporto di espansione/contrazione degli investimenti: è il rapporto tra investimenti e ammortamenti
Ammortamento: rappresenta la perdita di valore subita dai capitali fissi (macchinari, impianti, mezzi di trasporto, eccetera) nel corso dell’anno a causa dell’usura fisica, dell’obsolescenza (perdita di valore economico dei beni capitali per il progresso tecnico incorporato nei nuovi beni) e dei danni accidentali assicurati (incendio, incidente, naufragio, eccetera). Il concetto di ammortamento economico differisce da quello fiscale o finanziario in senso lato.
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