Che poi, un giorno..
Che poi un giorno ti ritrovi a guidare sopra un nastro d’asfalto, arroventato da un sole che spacca le pietre, sotto a un cielo azzurro e profondo che sembra non finire mai. E ti trovi a pensare che, in fondo, all’universo poco interessa: i venti continuano a soffiare, le stagioni cambiano, le rondini e i torrenti le inseguono, gli alberi ondeggiano nella brezza del mattino, come fanno gli anemoni di mare immersi nelle correnti. Te ne accorgi bene ogni volta che prendi un aereo: al mondo, enorme e indifferente com’è, tutto sommato non importa poi molto di ciò che anima i formicai di uomini. Tutto è sempre restato bene o male com’era. E quindi ti diventa chiaro come tutto questo gran parlare di crisi, che si agita intorno, in fondo altro non è che una lotta di riorganizzazione interna. Come una gigantesca lite di condominio. Basterebbe che le formiche rosse la smettessero di odiare quelle nere. Basterebbe che quello del primo piano capisse che anche lui deve pagare un po’ dell’ascensore della vecchina al quinto. Non c’é nessuna crisi se non la nostra di esseri umani. Ed è questa la cosa che ti fa più male.
Nessun commento:
Posta un commento