Inondazioni, siccità, terremoti e tsunami: dopo le “guerre stellari”, i cataclismi telecomandati? Bomba climatica, un fantasma si aggira per l’Europa: si scrive Muos, si legge Haarp. Antenne potentissime, in grado di “bombardare” la ionosfera e pilotare “rimbalzi” devastanti su scala mondiale? Per l’economista canadese Michel Chossudovsky, il sistema installato in Alaska è una vera e propria arma di distruzione di massa: oltre a interferire sulle comunicazioni, le sue antenne possono influenzare i circuiti elettrodinamici delle aurore, correnti naturali di elettricità da un milione di megawatt. «E’ possibile utilizzare il vento solare per danneggiare i satelliti e le apparecchiature installate sui sistemi missilistici dei paesi nemici». Radiazioni ad alta frequenza: il programma di ricerca più controverso al mondo s’incrocia con le attività dell’Nrtf di Niscemi, il sistema “Naval Radio Transmitter Facility” che da più di vent’anni assicura le comunicazioni con navi e sottomarini nucleari. Cui ora si affianca il “Mobile User Objective System”, l’eco-mostro di cui la Sicilia ha paura.
Il Muos, nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari della marina Usa, dovrà assicurare il collegamento in tempo reale dell’intera rete militare dispiegata sulla Terra: centri di comando e controllo, logistica, cacciabombardieri, unità navali, sommergibili, reparti operativi, missili Cruise, droni. Obiettivo: decuplicare velocità e quantità delle informazioni trasmesse. C’è chi vede il rischio di un incidente dietro l’angolo: il semplice errore di un computer potrebbe innescare una guerranucleare, chimica o batteriologica? Le tre maxi-antenne in costruzione a Niscemi, racconta Antonio Mazzeo sul suo blog, produrranno un mix di onde elettromagnetiche capaci di penetrare la ionosfera con potenziali effetti devastanti per l’ambiente e la salute dell’uomo. Originariamente il progetto era stato previsto per Sigonella, il quartier generale dei droniUsa, ma poi gli americani si sono accorti che le emissioni del Muos avrebbero anche potuto far esplodere per errore gli ordigni della grande base Nato siciliana, celebre dai tempi in cui Craxi osò negare a Reagan la consegna dei dirottatori palestinesi dell’Achille Lauro.
Da anni la Sicilia è in allarme: all’iniziale ok del governatore Lombardo è seguito il “no” dell’attuale presidente Crocetta. Sul fronte giudiziario, percorso inverso: prima la richiesta di sequestro del sito da parte della Procura di Caltagirone, poi lo stop imposto dal tribunale di Catania, nonostante la devastazione ambientale inferta all’area protetta della Sughereta di Niscemi. Da lì la nascita del movimento popolare No-Muos, che – sul modello dei No-Tav valsusini – ostacola la vita del cantiere cercando di bloccare la circolazione dei mezzi, sfidando la repressione dei reparti antisommossa. Per il Politecnico di Torino, il Muos è insostenibile: entro i 20 chilometri l’esposizione alle radiazioni è pericolosa per la salute e può provocare il cancro, dicono i professori Massimo Zucchetti e Massimo Coraddu. Inoltre, le onde elettromagnetiche minacciano la sicurezza del traffico aereo civile, interferendo pericolosamente con la strumentazione di bordo. Nel mirino il nuovo aeroporto di Comiso, prossimo all’apertura, ma anche quelli vicini, Catania e Sigonella.
«Nel Movimento No-Muos – scrive Mazzeo – si avverte il timore che il nuovo sistema di telecomunicazione satellitare delle forze armate Usa possa essere in qualche modo legato all’Haarp». Il famigerato “High Frequency Active Auroral Research Program” è il discusso programma di “ricerca attiva aurorale” ad alta frequenza che dal 1994 l’aviazione e la marina statunitensi portano avanti dalla base di Gakona, in Alaska. Per Washington, l’Haarp serve solo a «studiare la ionosfera ed evitare gravi fenomeni atmosferici», ma più di uno studioso ipotizza che i test e le attività della megastazione artica servano invece a creare enormi perturbazioni ambientali e climatiche. Per il fisico indipendente Corrado Penna, le antenne Muos avrebbero fini non dichiarati di modificazione ambientale in sinergia con il sistema Haarp: secondo Penna, queste tecnologie possono servire «a causare terremoti o altri fenomeni come siccità, uragani e inondazioni, sia indirizzando le emissioni sul nucleo della Terra (influendo così sul magnetismo terrestre), sia indirizzandole sulla ionosfera».
Non una parola, finora dai governi: il caso Muos non rientra nell’agenda pubblica di Roma e tantomeno in quella di Washington. Idem Bruxelles: silenzio assoluto dall’Unione Europea, che pure detta ogni giorno le sue durissime condizioni agli Stati “vassalli” dell’Eurozona. La questione è stata affrontata solo dal Parlamento Europeo a partire dal ’98, con un’audizione pubblica sull’Haarp a cui la Nato decise di non partecipare. Gli europarlamentari, ricorda Mazzeo, riuscirono comunque a scoprire che i programmi di ricerca sulle radiazioni ad alta frequenza sono condotti dai militari americani in collaborazione con l’Istituto di geofisica dell’università di Fairbanks, in Alaska. Progetti analoghi sarebbero condotti pure in Norvegia, probabilmente in Antartide, e nell’ex Unione Sovietica. «Attraverso impianti basati a terra e una serie di antenne, ciascuna alimentata da un proprio trasmettitore, si riscaldano con potenti onde radio parti della ionosfera dove si trovano enormi campi magnetici protettivi denominati “Fasce di Van Allen”, i quali intercettano protoni, elettroni e particelle alfa». L’energia così generata riscalda alcune parti della ionosfera, provocando buchi e lenti artificiali.
«L’Haarp può essere impiegato per molti scopi», scrive la svedese Maj Britt Theorin, fino al 2004 eurodeputata e relatrice della proposta di risoluzione (mai adottata) sull’uso potenziale delle risorse di carattere militare per le strategie ambientali. Secondo l’allora coordinatrice della commissione sulla sicurezza del Parlamento Europeo, «manipolando le proprietà elettriche dell’atmosfera si è in grado di porre sotto controllo forze immani». E usandole come un’arma, a scopo militare, «le conseguenze potrebbero essere devastanti per il nemico». Attraverso l’Haarp «è possibile convogliare in una zona prestabilita energia milioni di volte più intensa di quella che sarebbe possibile inviare con qualsiasi altro trasmettitore tradizionale». Quella stessa energia «può anche essere indirizzata verso un obiettivo mobile, per cui si potrebbe applicare anche contro i missili del nemico». Forse per questo Washington ha perfezionato la tecnologia Haarp nell’ambito dello “scudo spaziale”, la cosiddetta “Iniziativa di Difesa Strategica” che sviluppa le “guerre stellari” evocate da Reagan per scoraggiare l’Urss alla fine della guerra fredda. Oggi, il terminale Muos diNiscemi potrebbe essere destinato alla guerra fredda di domani, quella con la Cina.
Manipolare l’atmosfera a scopo militare? Niente di nuovo, rivela il generale Fabio Mini, già comandante delle forze Nato in Kosovo. I primi esperimenti per alterare la ionosfera, racconta Mini, risalgano perlomeno alla seconda metà degli anni ’50 del secolo scorso: nel 1958 le forze armate Usa fecero esplodere tre ordigni atomici a fissione nella parte inferiore della “Fascia di Van Allen” e due ordigni a fusione nella parte alta dell’atmosfera, alterando l’equilibrio della ionosfera. Esperimenti che continuarono fino al 1962, quando le dirompenti poteste della comunità scientifica internazionale costrinsero Washington a sospenderli. Nello stesso periodo iniziarono le sperimentazioni nucleari sovietiche nella ionosfera e nelle “Fasce di Van Allen”. «Oggi – afferma Mini – sono proprio i radar meteorologici ad individuare, spesso in corrispondenza di aree colpite da gravi fenomeni atmosferici, le segnature circolari tipiche delle onde elettromagnetiche ad alta frequenza come quelle generate dalle emittenti di onde longitudinali, onde scalari,silent sound e di quelle delle trasmittenti Haarp».
In un suo recente saggio sulle guerre climatiche (“Owning the weather”, Limes) il generale Mini rileva come da ormai diversi anni la ricerca militare si sia rivolta sia alle bassissime frequenze (Elf) sia a quelle alte. «In entrambi i casi lo scopo è quello d’interferire con la ionosfera in modo da aumentare o diminuire fino alla soppressione le capacità di trasmissione di segnali radiomagnetici». Le emissioni dei trasmettitori Haarp, che avvengono quasi regolarmente in quattro periodi dell’anno, sono in grado di inviare nella ionosfera raggi di potenza superiore al gigawatt. «Gli scienziati che si occupano del programma negano che la loro attività abbia una qualsiasi valenza militare o che interferisca con l’ambiente naturale. Tuttavia – puntualizza Mini – il termine “auroral” che fa parte del suo acronimo si riferisce al fenomeno delle aurore boreali che si determinano nella zona di confine tra ionosfera e atmosfera quando emissioni ad altissima energia provenienti dal sole vengono convogliate dal magnetismo terrestre verso i poli e vanno a collidere con le particelle più rarefatte dell’atmosfera». Haarp nega che le sue emissioni siano in grado di produrre artificialmente questo fenomeno. Eppure, «le emissioni sono dirette esattamente verso la stessa zona e hanno caratteristiche molto simili a quelle ad alta energia provenienti dal sole».
Proprio a causa dell’implementazione del sistema Haarp come possibile arma climatica per manipolare l’ambiente, la commissione presieduta da Maj Britt Theorin ha chiesto inutilmente la sospensione di tutte le attività sperimentali. Senza risultato anche l’altra richiesta dell’ex europarlamentare, intenzionata a sottoporre a un organismo internazionale indipendente l’analisi delle conseguenze giuridiche, ecologiche ed etiche dell’oscura sperimentazione in corso in Alaska. «Tutta una serie di atti normativi internazionali fanno risultare l’Haarp assai dubbio non soltanto dal punto di vista umano e politico, ma anche da quello giuridico», sostiene la Theorin, citando la Convenzione sul divieto dell’utilizzo a scopi militari o ad altri scopi ostili delle tecniche di modificazione dell’ambiente, ma anche il Trattato Atlantico, quello sui principi per il comportamento degli Statinell’esplorazione dello spazio e la stessa Convenzione dell’Onu sulle leggi del mare.
Top secret, il terreno è minato: Haarp sarebbe persino in grado di scandagliare a raggi X la Terra per vari chilometri di profondità, con un’apposita tomografia a effetto penetrante, per esplorare campi di petrolio e di gas, ma anche attrezzature militari sotterranee. Radar di potenza inimmaginabile, capaci di vedere oltre l’orizzonte e di definire gli oggetti a grande distanza. E’ accertato che, dalle prime bombe atomiche fatte esplodere nelle “Fasce di Van Allen”, gli Usa sondano gli effetti ad un’altezza così elevata sulle trasmissioni radio e le operazioni radar in virtù dell’intenso impulso elettromagnetico scatenato dalle deflagrazioni. Gli esperimenti hanno creato nuove fasce di radiazione magnetica comprendenti quasi tutto il globo terrestre: «Gli elettroni correvano lungo linee di campo magnetiche creando un’aurora boreale artificiale sopra il Polo Nord», aggiunge Maj Britt Theorin. «Con questi test militari si rischia seriamente di danneggiare per molto tempo la “Fascia di Van Allen”». Secondo scienziati americani, i danni all’atmosfera si ripercuoteranno per secoli. Inoltre, «l’Haarp può anche influenzare tutto l’ecosistema, soprattutto nella sensibile area antartica». E le potenti onde radio «possono causare buchi ionosferici, pregiudicando il sistema che ci protegge dalle radiazioni provenienti dal cosmo».
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