Bordolano, stoccaggio sotterraneo di gas accanto ad una sorgente di terremoti.
La storia infinita della Pianura Padana martoriata per gli idrocarburi si arricchisce di un nuovo capitolo: lo stoccaggio di gas di Bordolano, a cavallo fra le province di Brescia e di Cremona.
Si tratta di una sorta di magazzini sotterranei ricavati da vecchi ed ormai prosciugati pozzi di idrocarburi. In questi “magazzini” si immette o si estrae gas, a seconda che i prezzi di mercato rendano conveniente l’acquisto o la vendita.
Il sito della concessione relativa allo stoccaggio ricade parzialmente su una “sorgente sismogenica”, cioè in un’area capace di generare i terremoti (fra poche righe arrivano i dettagli). La società che gestisce l’impianto – la Stogit – è autorizzata a pompare gas nel sottosuolo con una pressione fino al 5% superiore a quella originaria di fondo. In altri termini: il gas può essere iniettato in sovra pressione, così ce ne sta di più.
Secondo un famoso studio dell’Accademia delle Scienze americana sulla sismicità indotta dalle attività umane, il rischio che vengano innescati terremoti aumenta aumenta insieme allo scompenso fra iniezione ed estrazione di fluidi nel sottosuolo.
Bordolano è salito agli onori delle cronache locali per i lavori che vi sono stati effettuati nei giorni scorsi e perché la bozza del piano d’emergenza della Prefettura prevede fra l’altro di allertare la popolazione, in caso di pericolo, con il megafono della parrocchia. Disabitata, dal momento che il parroco vive altrove.
Ma i problemi che meritano di essere posti sotto la lente di ingrandimento sono anche altri.Il link conduce ai dati e ai permessi relativi allo stoccaggio di Bordolano che compaiono sul sito della Direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche del ministero per lo Sviluppo economico.
Un particolare assai significativo è l’estratto della Valutazione di impatto ambientale, pubblicatosulla Gazzetta Ufficiale del 22 novembre 2012, che autorizza a stoccare gas in sovrappressione.
Lo stoccaggio (come altri in Lombardia) ricade in parte in una zona che l’ INGV (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) individua come “sorgente sismogenica”. La cartina qui sotto è tratta dal sito CornegliaNOgas, ed è ottenuta sovrapponendo una mappa dell’ INGV (cliccare per navigare ed ingrandire) alle visualizzazioni su Google Maps dei siti degli stoccaggi messi in line dal ministero:qui, in particolare, quello di Bordolano.
Lo studio dell’Accademia delle Scienze americana sulla sismicità indotta dalle attività umane legate all’energia (qui il comunicato stampa riassuntivo, da cui si accede alla ricerca completa) non approfondisce esplicitamente la questione degli stoccaggi di gas.
Dice però che sono legate ad un maggior rischio di sismicità indotta (e non stiamo parlando di terremoti solo strumentali) le attività che comportano uno scompenso fra fluidi estratti e fluidi iniettati nel sottosuolo.
Lo stoccaggio di gas di Bordolano non si limita a riempire di metano dei pozzi in cui già c’era il metano (se così fosse, si tratterebbe di una sorta di riequilibrio): il gas viene immesso ed estratto a seconda della convenienza offerta dal mercato e soprattutto – l’ho già detto – è consentito il pompaggio del gas in sovra pressione.
Il rischio sismico, dice un articolo pubblicato da Altra Economia, non è escluso neanche dal ministero dell’Ambiente. Ha infatti prescritto che:
"qualora la sismicità indotta superi magnitudo 3.0 -considerando l’epicentro all’interno di un’area definita di raggio uguale a dieci chilometri attorno della testa del pozzo-, la pressione di esercizio massima e la frequenza del ciclo di iniezione e di estrazione dovranno essere ridefinite in modo da riportare la magnitudo massima al di sotto di tale valore".
Traduzione: anche nei palazzi romani si ammette che a furia di buttare dentro gas (anche in sovra pressione) e a furia di tirarlo fuori qualcosa possa succedere, ma si ritiene quel “qualcosa” tollerabile fino a che le scosse legate allo stoccaggio non supereranno la magnitudo 3 ,approssimativamente assimilabile agli effetti di un’esplosione di cava.
Dice però che sono legate ad un maggior rischio di sismicità indotta (e non stiamo parlando di terremoti solo strumentali) le attività che comportano uno scompenso fra fluidi estratti e fluidi iniettati nel sottosuolo.
Lo stoccaggio di gas di Bordolano non si limita a riempire di metano dei pozzi in cui già c’era il metano (se così fosse, si tratterebbe di una sorta di riequilibrio): il gas viene immesso ed estratto a seconda della convenienza offerta dal mercato e soprattutto – l’ho già detto – è consentito il pompaggio del gas in sovra pressione.
Il rischio sismico, dice un articolo pubblicato da Altra Economia, non è escluso neanche dal ministero dell’Ambiente. Ha infatti prescritto che:
"qualora la sismicità indotta superi magnitudo 3.0 -considerando l’epicentro all’interno di un’area definita di raggio uguale a dieci chilometri attorno della testa del pozzo-, la pressione di esercizio massima e la frequenza del ciclo di iniezione e di estrazione dovranno essere ridefinite in modo da riportare la magnitudo massima al di sotto di tale valore".
Traduzione: anche nei palazzi romani si ammette che a furia di buttare dentro gas (anche in sovra pressione) e a furia di tirarlo fuori qualcosa possa succedere, ma si ritiene quel “qualcosa” tollerabile fino a che le scosse legate allo stoccaggio non supereranno la magnitudo 3 ,approssimativamente assimilabile agli effetti di un’esplosione di cava.
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