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domenica 26 maggio 2013

lLA STANGATA DELL'IVA.










Il primo luglio si avvicina e la nuova stangata sull’Iva si fa sempre più minacciosa. L’imposta sul valore aggiunto crescerà di un punto ulteriore dopo l’aumento dello scorso anno, passando dal 21 al 22 per cento. Ciò si tradurrà, secondo i calcoli dell’ufficio studi di Confcommercio, in un aggravio medio, per una famiglia di tre persone, di 135 euro l’anno e di un nuovo, devastante colpo ai consumi già ai minimi storici.
Rischia di divenire non più sostenibile anche la situazione di crisi per il commercio al dettaglio: 26mila imprese del settore potrebbero scomparire entro fine anno. Tra Iva, scadenza Imu e Tares di dicembre, la batosta complessiva per il 2013 sarà di ben 734 euro a famiglia. Lo calcola Federconsumatori, sommando i rincari per ogni singola imposta: 45-45 euro per la Tares; 207 euro per l’Iva e 480 euro medi per l’Imu. Leggermente diverse ma non meno preoccupanti le stime del Centro Studi dell’Associazione Artigiani e Piccola Impresa Cgia di Mestre. Gli aggravi di imposta sui portafogli delle famiglie italiane saranno pesantissimi: 2,1 miliardi di euro nel 2013, ben 4,2 miliardi nel 2014.
Ipotizzando che i comportamenti di consumo delle famiglie italiane rimangano immutati, la CGIA stima che per un nucleo costituito da 3 persone l’aggravio medio annuo sarà di 88 euro. Nel caso di una famiglia di 4 componenti, l’incremento medio annuo sarà invece di 103 euro. Vino e birra tra le bevande; carburanti, riparazioni auto, abbigliamento, calzature, mobili, elettrodomestici, giocattoli e computer tra i non alimentari, saranno i prodotti più interessati dal salto del punto percentuale. Lancia l’allarme Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA: “Bisogna assolutamente scongiurare questo aumento.
Se il Governo Letta non lo farà, corriamo il serio pericolo di far crollare definitivamente i consumi che ormai sono ridotti al lumicino con gravi ripercussioni economiche non solo sulle famiglie, ma anche su artigiani e commercianti che vivono quasi esclusivamente della domanda interna”. “Rispetto al 2011, conclude Bortolussi, la riduzione della spesa per consumi delle famiglie italiane è stata del 4,3%, una variazione negativa molto superiore a quella registrata nel biennio 2008-2009, quando, al culmine della recessione, i consumi avevano segnato una caduta tendenziale del 2,6%”.


Fonte: www.rinascita.eu

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