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domenica 26 maggio 2013

Il ‘governissimo’? Tira a campare














Il governo di Enrico Letta sguazza nella palude. Il Consiglio dei Ministri di ieri è stato interlocutorio, come quelli che lo hanno preceduto.
Le decisioni relative all'economia ed alla finanza hanno ceduto il passo ad altri argomenti. La partita si giocherà infatti sull'ennesima ridefinizione dell'Imu e sugli stimoli da rivolgere al nostro sistema produttivo.
Due capitoli dell'agenda politica molto cari al Pdl, disposto a tutto pur di incassare una radicale modifica della tassazione su case, capannoni industriali e terreni agricoli. I Ministri non hanno tenuto in considerazione le lamentele arrivate nelle ultime ore dall'Anci, l'associazione che raggruppa quasi tutti i Sindaci italiani. Amministratori locali a cui viene impedito di poter mettere in campo una politica di bilancio chiara e certa: l'attuale geometria dell'Imu ripartiva infatti la destinazione del gettito a secondo del bene colpito. I denari pagati sulle case sarebbero andati nelle tesorerie comunali, le somme gravanti sui capannoni industriali avrebbero raggiunto le colonne del bilancio dello Stato.
Un altro argomento spinoso è rappresentato dalla cassa integrazione straordinaria e dal diritto del lavoro, anche su questo punto è stato deciso di prendere tempo. Come se si potesse rispondere alla recessione con delle politiche “a costo zero” o, molto più semplicemente, spostando risorse da un capitolo di bilancio all'altro.
Invece l'attenzione di Letta è stata catalizzata dal tema dei rimborsi elettorali garantiti a partiti politici e comitati referendari. Il presidente del Consiglio ha dichiarato di voler optare per una loro abolizione; sarà la Ragioneria generale dello Stato a studiare un disegno di legge in grado di non sconvolgere la gestione contabile della faccenda. Letta ha rivendicato la scelta ricordando di averne ampiamente parlato durante il suo discorso programmatico svolto di fronte alle Camere prima di incassare la fiducia.
Il problemino è che i tesorieri di tutti i partiti sono contrari alla soppressione del rimborso durante la legislatura in corso. Dicono che cancellare le somme con un tratto di penna metterebbe in pericolo l'esistenza di migliaia di posti di lavoro in partiti e fondazioni collegate. A rischiare maggiormente è proprio il Partito democratico. L'ala più liberal del Pdl non ha invece perso tempo per festeggiare. “L'abrogazione del finanziamento ai partiti è stato un punto della campagna del Pdl e di Silvio Berlusconi. Bene, quindi, l'annuncio di Enrico Letta. Ora sarebbe saggio avvicinarci al modello americano: trasparenza sulle lobbies, e favor fiscale per le donazioni private”, ha detto un entusiasta liberista come Daniele Capezzone, presidente della commissione Finanze della Camera. “È questa, nell'Occidente avanzato, la strada maestra della buona politica: che non pesa sullo Stato, che ottiene soldi in modo libero, trasparente e rendicontabile, e che disciplina in modo aperto, liberale e conoscibile da tutti l'attività di lobbying'', ha concluso l'ex radicale. Parole che stonano se confrontate con alcune recenti dichiarazioni di Maurizio Bianconi, tesoriere di via dell'Umiltà.
La delega conferita alla Ragioneria potrebbe mettere nel nulla il piano lettiano: chi conosce bene la politica sa che le riforme brutali devono essere proposte ed approvate nel più breve tempo possibile; pena un loro impallinamento.
Comunque, il governo si è anche occupato di energia e ristrutturazioni. Palazzo Chigi ha deciso di effettuare una messa a punto delle risorse finanziarie per la proroga degli incentivi per l'efficienza energetica nelle abitazioni. La solita ricetta deja-vu.
Per la crescita? Tutto rinviato sine die. In economia e finanza comanda Bruxelles.

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