IL CASO di VALERIA TEODONIO, FABIO TONACCI
Poliziotti di giorno, camerieri di notte
così la crisi (im)piega le forze dell'ordine.L'appuntato Pietro è stanco. La sua
doppia vita lo sta sfinendo. "Ma non ho scelta - racconta
mentre si toglie la divisa da carabiniere - ho due figli
all'università, li devo pur mantenere in qualche modo, no?". Sono le 7 di
mattina, un martedì di luglio a Napoli, già si boccheggia per l'afa. Pietro è
appena rientrato a casa, tra un'ora lo caffè, indossa la sua seconda aspettano
in un appartamento da ristrutturare. Oggi gli toccano le tracce degli impianti
elettrici. Ha 51 anni, gli occhi arrossati per la nottata di pattuglia, la voce
arsa dalle sigarette. E uno stipendio che, dopo 25 anni di servizio nell'Arma,
non supera i 1600 euro. "Pochi per mantenere la famiglia". E così,
dopo il vita di muratore, al nero.
Finanzieri che fanno i camerieri, vigili del fuoco che mettono infissi,
poliziotti elettricisti e pizzaioli. Agenti massaggiatori di shiatsu o
istruttori di palestra. Qualcuno autorizzato, la maggior parte di nascosto.
Almeno il 30 per cento dei dipendenti pubblici impiegati nella pubblica
sicurezza svolge abitualmente un altro impiego part-time. Il problema è che con
gli stipendi bassi si fatica ad arrivare a fine mese, e l'accesso al credito è
diminuito.
"Vado a dare una mano nei piccoli cantieri tutte le volte che i turni
me lo permettono - racconta, ora che addosso ha una vecchia tuta
macchiata di calcina - è illegale e rischio il posto, lo so. Ma
senza quei 300 euro in più al mese non ce la faccio. E come me, tanti miei
colleghi. Conosco finanzieri che fanno i camerieri, vigili del fuoco che
mettono infissi, poliziotti pizzaioli, massaggiatori di shiatsu o istruttori di
palestra". I servitori dello Stato deputati alla nostra sicurezza, dunque,
si trovano a fare i conti con mafiosi, criminali e quarte settimane che
sembrano non arrivare mai. Ma in quanti hanno un secondo lavoro?
LA SECOND LIFE DEI POLIZIOTTI
La cifra la dice Massimiliano Acerra, dirigente nazionale e responsabile
ufficio studi del sindacato di polizia Coisp. "Almeno il 30 per cento dei
dipendenti pubblici impiegati nelle forze dell'ordine svolge abitualmente un
altro impiego part time". Tre su dieci. Sono centomila persone, solo
considerando carabinieri, poliziotti e finanzieri. "E tra appuntati e
brigadieri, tra agenti e assistenti di polizia - continua Acerra,
che sull'argomento ha scritto il manuale "Prestazioni occasionali"
- la media arriva fino al 40-50 per cento. In pochissimi però, non
più di uno su dieci, hanno l'autorizzazione del ministero". Dunque è tra i
gradi più bassi e meno remunerati della scala gerarchica che bisogna cercare
per trovare le storie degli statali con la doppia vita lavorativa. E di storie,
appena si garantisce l'anonimato, ne saltano fuori parecchie. Da nord a sud.
Francesco, 46 anni, romano, è uno dei 39 mila assistenti della Polizia di
stato. Lavora in un reparto speciale. "Siamo circa una quarantina in
servizio - racconta - e a quanto ne so quasi tutti
fanno qualcos'altro fuori dai turni". Lui in particolare ha una bancarella
di collanine al mercato. Venditore ambulante. Il suo collega di reparto,
Saverio, molisano, 39 anni e una laurea in Giurisprudenza, quando non è di
pattuglia collabora con uno studio legale. "Per legge non posso iscrivermi
all'albo degli avvocati - spiega - però conosco la
materia, e con i seicento euro che mi danno ci pago le tasse". Qualcuno
apre una propria attività, durante gli anni di servizio. "Per coprire il
mutuo ho messo in piedi un bed & breakfast - racconta Filippo,
primo maresciallo dell'Esercito di stanza a Torino - affittavo la
camera degli ospiti. Ho anche chiesto l'autorizzazione al ministero della
Difesa. Ero sicuro che mi avrebbero concesso il permesso, era un'occupazione
saltuaria. Invece quando l'hanno saputo mi hanno mandato la finanza e mi hanno
costretto a restituire all'amministrazione militare tutto quello che avevo
incassato, cioè 330 euro in un anno".
Lorenzo, assistente capo della polizia a Modena, la dice così: "Ti
mettono nelle condizioni di essere disonesto. Ho 41 anni, sono separato e con
due figli. Guadagno 1600 euro al mese e di questi 700 vanno in alimenti. Amo
aiutare i cittadini e ringrazio la pubblica amministrazione per il lavoro che
mi dà, ma il dipartimento non può pensare che riesca a vivere senza una seconda
entrata. Avere le autorizzazioni è impossibile, quindi vado a potare gli olivi,
taglio e raccolgo legna, faccio l'imbianchino. Per 50 o 100 euro al
giorno". È illegale due volte. Perché si opera al nero e perché un
dipendente pubblico non può fare il doppio lavoro, salvo casi particolari. Si
rischia il procedimento disciplinare e, qualche volta, il licenziamento. Dal
2009 al 2011, la Guardia di Finanza ha scoperto 3.300 casi in Italia. Hanno
guadagnato illegalmente oltre 20 milioni di euro, con un danno alle casse dello
Stato di quasi 55 milioni. Ma quanto guadagnano poliziotti, carabinieri e
finanzieri? E quando sono autorizzati ad avere un secondo impiego?
I PEGGIORI STIPENDI D'EUROPA
Una volta indossare la divisa significava posto fisso e stipendio più che
dignitoso. Sinonimo di sicurezza, possibilità di mantenere una famiglia,
capacità di sostenere le rate di un mutuo. Oggi le cose sono un po' cambiate.
Un poliziotto italiano appena assunto prende 1200 euro netti al mese. Lo stesso
vale per gli agenti della penitenziaria, della forestale, per carabinieri e i
finanzieri. I colleghi tedeschi del Bundeskriminalamt, la polizia criminale
federale della Germania, a parità di condizioni, prendono 1626 euro. In
Francia, i neoassunti nella Police Nationale guadagnano 1683 euro. Il
corrispettivo spagnolo 1420, in Gran Bretagna addirittura 2516 sterline (3200
euro), che diventano 3171 (4000 euro) dopo i primi dieci anni. Insomma, i
salari italiani sono tra i più bassi d'Europa. E gli scatti di anzianità in
Italia portano ad aumenti di un terzo inferiori rispetto alle forze di polizia
estere.
Anche per questo lo Stato permette ai suoi tutori dell'ordine di svolgere
un lavoro extra, ma solo a certe condizioni e con l'autorizzazione scritta del
ministero di competenza. "Si possono avere occupazioni part time -
spiega Massimiliano Acerra - che non compromettano in alcun
modo il servizio e che non rientrino nella categoria delle libere professioni.
Proibite invece le attività troppo stressanti o in cui possano sorgere
conflitti di interesse, come nei casi di aziende di vigilanza privata o di
investigazione. In polizia, ad esempio, vengono autorizzate fino a 30
prestazioni all'anno per un massimo di 5 mila euro lordi". Ma il problema
è che le autorizzazioni non vengono concesse con facilità, le pratiche vanno a
rilento, spesso si ignora la normativa base. Racconta il vicebrigadiere Fausto
Antonini, da Firenze: "Sono diplomato al conservatorio, ho avuto il
permesso di fare il musicista, ma spesso sono in difficoltà perché i teatri mi
chiamano con un anticipo di dieci, quindici giorni, e per ottenere
l'autorizzazione del ministero della Difesa ne servono almeno quaranta".
"Il doppio lavoro oggi purtroppo è diventato una necessità -
spiega Felice Romano, segretario generale del Siulp, il maggiore
sindacato di polizia - E se prima ai poliziotti era garantito un
accesso agevolato al credito, adesso non è più così facile. Così succede che
gli agenti rischiano addirittura di finire nelle mani degli usurai. Abbiamo già
dovuto salvare dei colleghi. Ci sono due strade: o lo Stato si fa carico di
mantenere dei livelli salariali tali da arrivare a fine mese, oppure bisogna
dare ai poliziotti la possibilità di avere una seconda occupazione".
Enrico Alessi, agente di Pavia in polizia da 17 anni, è riuscito a farsi
dare il permesso per gestire una pensione per cani con degli amici. Offre anche
consulenze informatiche, che rientrano nelle prestazioni occasionali
autorizzate. "Le mie entrate extra non superano i limiti previsti - spiega
- di tutti i colleghi che ho conosciuto nella mia carriera, almeno
la metà ha bisogno di fare un secondo lavoro. Alcuni lo fanno di nascosto,
illegalmente, perché non conoscono bene le opportunità che abbiamo per
legge". Ma quali conseguenze ci sono?
STANCHI, DEPRESSI, POCO GRATIFICATI
"Mi è capitato di vedere un agente che si addormentava in servizio
- racconta Antonio, poliziotto romano che accetta di farsi
riprendere dalle telecamere di Repubblica, con il volto oscurato -
poveraccio, faceva il cameriere in un ristorante e tornava a casa alle
quattro. Oppure succede che chi ti sta accanto durante un pattugliamento in
auto, all'improvviso ti chieda di cambiare strada per evitare di farsi vedere
con la divisa addosso da chi potrebbe riconoscerlo e metterlo in difficoltà con
l'altro mestiere. Deve quasi nascondersi. Risultato: muore l'orgoglio di essere
poliziotto". Non è difficile intuire quali siano le conseguenze di tutto
questo. "Un'ora di straordinario in polizia viene pagata appena 6 euro -
ragiona Antonio - non bastano neanche per pagare la
babysitter di mio figlio. Così, chi ha un'occupazione alternativa, soprattutto
nell'edilizia e nella ristorazione perché è più facile nascondere l'abusivo,
difficilmente vi rinuncia per prolungare il turno. E' sopravvivenza,
nient'altro".
E questa facilità a cercare e trovare una seconda entrata, fenomeno diffuso
in ogni reparto e in ogni forza di polizia, consegna alle cronache casi che
vanno oltre il procedimento disciplinare. L'ultimo, in ordine di tempo, ha riguardato
Alessandro Prili, il carabiniere in servizio nell'ufficio Primi atti del
Tribunale di Roma che, prima di venire investito da un'ordinanza di custodia
cautelare, lavorava di fatto per due agenzie di investigazione, la Global
security service e la Nuova Flaminia srl. E i casi di poliziotti che la notte
fanno i buttafuori non si contano.
"Si vivono due vite parallele - ragiona amaro Antonio
- una continua acrobazia per non far incontrare le due identità. Di
giorno poliziotti a cui viene chiesto di rincorrere un mafioso, di notte
camerieri che devono rincorrere gli ordini dei tavoli. Ci mancano le
gratificazioni, questa è la verità! Quando inizi, da ragazzino, sei pieno di
sogni e ideali. Poi cambia tutto, il nostro stipendio misero ti toglie la dignità".
E finisci che, per arrivare a fine mese e pagare le tasse universitarie dei
tuoi figli, violi quella legge che dovresti tutelare.
così la crisi (im)piega le forze dell'ordine.L'appuntato Pietro è stanco. La sua doppia vita lo sta sfinendo. "Ma non ho scelta - racconta mentre si toglie la divisa da carabiniere - ho due figli all'università, li devo pur mantenere in qualche modo, no?". Sono le 7 di mattina, un martedì di luglio a Napoli, già si boccheggia per l'afa. Pietro è appena rientrato a casa, tra un'ora lo caffè, indossa la sua seconda aspettano in un appartamento da ristrutturare. Oggi gli toccano le tracce degli impianti elettrici. Ha 51 anni, gli occhi arrossati per la nottata di pattuglia, la voce arsa dalle sigarette. E uno stipendio che, dopo 25 anni di servizio nell'Arma, non supera i 1600 euro. "Pochi per mantenere la famiglia". E così, dopo il vita di muratore, al nero.
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