“Per tutta la vita non facciamo altro che sudare e risparmiare, in vista di una tomba poco profonda. Dev’esserci qualcos’altro, diciamo, per difendere questo posto”. Sono versi tratti da “The Soft Parade”, te la ricordi Ray? Con un post comparso sulla pagina Facebook dei Doors, è stato dato l’annuncio della scomparsa avvenuta all’età di 74 anni di Ray Manzarek, tastierista e fondatore della mitica band. Manzarek è morto in Germania presso la RoMed Clinic di Rosenheim dopo aver combattuto, con il sostegno della famiglia, una lunga battaglia contro il cancro. “Ingegnere del suono” dei Doors, come amava definirsi, Raymond Daniel Manzarek nasce a Chicago il 12 febbraio 1939, e a sette anni ha la sua prima infatuazione per il pianoforte, strumento con il quale incomincia a esplorare le nere strade del blues, del rock’n’roll e del boogie woogie.
Con i suoi due fratelli Jim e Rick, mette su la sua prima band, ottenendo anche discreti successi e la possibilità di esibirsi nelle sale da ballo delle scuole di Chicago. Ray è talmente preso dal suo strumento da non volersene mai separare. Ama la musica, la classica in particolare, anche se si diletta con il jazz, e successivamente si appassiona alla musica pop e al rock. Ma è durante gli anni dell’università, a Los Angeles, che si rende conto che la sua è più che una passione. E capisce che è di musica che vuol vivere. Dopo essersi iscritto alla facoltà di legge presso la Ucla, cambia indirizzo, si iscrive al corso di cinema ed è in quest’occasione che incontra le due persone in grado di dare una svolta fondamentale alla propria vita: Dorothy Fujikawa, che diventerà sua moglie, e un giovane poeta, aspirante regista e passato alla storia come “Il Re Lucertola”: stiamo parlando, ovviamente, di James Douglas Morrison.
Il pianista incontra per caso Jim Morrison a Venice Beach, in California, luogo di ritrovo della gioventù hippy del tempo. Dopo aver ascoltato una poesia di Morrison – quella che diventerà una celebre canzone dei Doors, “Moonlight Drive” – resta folgorato al punto da decidere di fondare insieme con il giovane poeta una band. Così arruolano alla chitarra Robbie Krieger e John Densmore alla batteria: nasce in questo modo una delle più grandi band della storia della musica. Manzarek assieme a Morrison rappresenta la spina dorsale dei Doors: mentre Jim è lo sciamano, colui che incarna lo spirito della band, il tastierista è il musicista principale, colui che ne caratterizza il sound: non avendo un bassista, il ruolo del basso veniva svolto dai pedali della tastiera di Manzarek, dando così un’impronta inconfondibile allo stile della band. Suonando un Rhodes Piano Bass poggiato sul top piatto dell’organo, un Vox Continental e successivamente un Gibson G101, suonava il basso con la mano sinistra e l’organo con la destra. È lui l’artefice di molte delle melodie delle più famose composizioni del gruppo, tra le più importanti tastieristicamente, oltre alla celeberrima “Light My Fire”, ci sono “Riders on the Storm”, “The Crystal Ship”, “When the Music’s Over”, “L.A. Woman”, “Strange Days”.
E pensare che le premesse non erano delle più rosee. Quando nel luglio del 1965 Dick Bock, titolare dei World Pacific Studios di Hollywood, avendo un debito con Ray Manzarek, concede al tastierista tre ore in sala di incisione e la possibilità di registrare qualche brano su disco – “Moonlight Drive”, “End of the Night”, “Summer’s Almost Gone”, “Hello, I love You”, “Go Insane” e “My Eyes Have Seen You” – occasione in cui Jim Morrison ascolta la propria voce su nastro per la prima volta, Ray sale a bordo del suo maggiolone giallo e si reca presso le principali case discografiche per far ascoltare i demo. Le reazioni, come ricorda qualche anno dopo lo stesso Ray, «furono spassose. Fu una cosa buffa, ce ne andavamo in giro per le strade di Los Angeles con quei demo, andavamo dai discografici e dicevamo: “Qui ci sono sei canzoni ne abbiamo molte altre, ascoltate queste”. E tutti, proprio tutti dicevano: “No, non è possibile, è una schifezza”. Alla Liberty un tizio l’ascoltò e disse: “Non è possibile che facciate roba come questa”, e ci cacciò fuori dal suo ufficio».
Mossi dalla passione i Doors sanno che la loro strada è in salita. Iniziano a esibirsi nei piccoli club, in locali semivuoti di Los Angeles, ma la band ci crede e giorno dopo giorno acquisisce bravura e sicurezza. Grazie alla vastissima cultura musicale di Ray Manzarek, la band può varcare i confini del blues avventurandosi nei meandri della musica pop rock e sperimentale. Il particolare modo di suonare la tastiera dell’“architetto” Manzarek rende tutto nuovo, diverso, psichedelico. La voce carismatica di Jim, invece, si rivela essere tanto profonda quanto erotica. La loro musica è da subito emozione e turbamento, sesso e poesia. E allucinazione, come esprimono canzoni come “Break on Through”, “Soul Kitchen” e “The End”. I Doors vendono 35 milioni di dischi solo negli Stati Uniti e 100 milioni nel resto del mondo. Nel 1993 i Doors sono stati inseriti nella Rock and Roll Hall of Fame. Il resto è leggenda.
(Pasquale Rinaldis, “Addio Ray Manzarek, architetto del sound dei Doors”, da “Il Fatto Quotidiano” del 21 maggio 2013. Rinaldis segnala che, al posto dei fiori, la famiglia chiede che siano fatte donazioni in memoria sul sitowww.standup2cancer.org)
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