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lunedì 27 maggio 2013

La democrazia liquefatta

La democrazia liquefatta


di Paolo Becchi





















I risultati definitivi della tornata elettorale amministrativa si sapranno soltanto a sera inoltrata. Eppure i giornali già titolano “Crollo del M5S”. E’ un titolo banale: tutti sapevano – per primi gli elettori e gli attivisti del MoVimento – che nelle elezioni comunali il M5S non avrebbe certo ripetuto il risultato delle politiche. Del resto, tra persone sincere questo fatto non sarebbe neppure oggetto di discussione: non c’è nessun rapporto tra le consultazioni politiche nazionali e le elezioni locali.
Il problema, però, è un altro, ben più profondo: perché dovremmo essere felici, ed esultare, di fronte al “crollo” del M5S? Hanno forse vinto il Pd o il Pdl? I “partiti” hanno riacquistato la fiducia dei cittadini?  Di cosa dovremmo essere felici? Del fatto che un romano su due non è andato a votare? Di un grado di astensione che non ha precedenti?  È sorprendente vedere come si possono leggere le notizie, come la stampa possa presentarle. Possibile che non capiscano il dato reale? Ossia che la crisi della democrazia rappresentativa continua ad acuirsi, a farsi sempre più grave. Si attacca il M5S, ossia l’unica forza politica che è riuscita nel tentativo di riportare i cittadini alla partecipazione politica, all’interesse per la cosa pubblica.  Un italiano su due non è andato a votare: questa è la crisi, sempre più profonda, della partitocrazia, e non il “crollo” del M5S. Si è tanto spesso parlato di “società liquida”. Ebbene, la nostra è una democrazia liquida, ma liquida va inteso come liquefatta. Lo sconfitto è il sistema dei partiti. Lo sconfitto è un sistema politico che non funziona più.


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