
Partiamo dalla fine, cioè dal 2014 e dalla fantomatica “service tax”. Che non è l'ennesimo cambio di nome della stessa cosa, ma uno spostamento: da imposta pagata dai proprietari (cioè patrimoniale) come Ici e Imu, a imposta pagata da chi vive in una casa, cioè anche gli inquilini. Perché l'abolizione dell'unica patrimoniale esistente in Italia? In linea generale, i motivi per la sopravvivenza di un'imposta patrimoniale sugli immobili c'erano e ci sono tutti. Nei testi di scienza delle finanze, nella realtà di tutto il mondo civile, a maggior ragione in quella italiana dove tra l'altro lo chiederebbe anche la Costituzione, che chiede di commisurare le tasse alla capacità contributiva. E non c'è dubbio sul fatto che chi possiede una casa ha maggiore capacità contributiva di chi non ce l'ha. Semmai è necessario discutere di come esentare una fascia di proprietari poveri, con scarso reddito: ma solo di questi, non di altri. Invece, l'Imu sulla prima casa è abolita per tutti (quest'anno la pagheranno solo i proprietari di ville e castelli, se non li hanno truccati al catasto facendoli risultare come stalle).
Attenzione, la differenza e lo scontro non passano solo tra proprietari e inquilini intesi come classi sociali, in linea orizzontale: dopo le politiche dissennate di sparizione dell'edilizia pubblica, degli incentivi a comprare case con mutui oltre il 100% e dei numerosi disincentivi all'affitto, la legge dei numeri sta dalla parte dei primi, i proprietari. Ma a uno sguardo diverso, in verticale, che guardi alle generazioni, le cose cambiano completamente. I giovani sono tutti inquilini o potenziali tali, salvo i figli delle famiglie con più di una casa. (i numeri sono qui). Tra gli under 30, la maggioranza è danneggiata dal decreto Letta-Alfano. Un'ulteriore conferma del fatto che la retorica giovanilista dispensata all'insediamento del governo dell'under 50 Letta era, appunto, retorica. E non basta certo, per riequilibrare i pesi, riavviare la macchina dei mutui a vita, con gli incentivi a indebitarsi per comprare casa: non tutti potranno farlo, e non è detto che sia desiderato e desiderabile l'aumento dell'esercito dei proprietari. Certo aiuterà i più grandi operatori del mercato immobiliare, che non sanno più a chi vendere gli smisurati quartieri che hanno costruito alle periferie delle nostre città.
In proposito, arriva la ciliegina sull'indigesta torta dell'Imu: sulle case nuove, costruite e invendute, non si pagherà l'Imu. Cioè i costruttori risparmieranno qualcosa come 35 milioni (nel complesso), a fronte di un patrimonio invenduto che si aggira sugli 1,5 miliardi (stime riportate dal Sole 24 ore, 29/8/2013). Riepilogando: un giovane precario e senza casa, che va a vivere da solo facendo i salti mortali ogni mese per pagare l'affitto, pagherà la nuova Imu; Caltagirone e i suoi colleghi, che hanno costruito case che non riescono a vendere, correndo quello che dovrebbe essere il normale e fisiologico rischio d'impresa, non la pagheranno. In compenso, quelli che il rischio d'impresa lo pagano sempre, cioè i lavoratori dipendenti e non, sono del tutto scomparsi dalla scena: alla cassa integrazione, agli esodati andranno le briciole che restano dopo aver trovato le coperture dell'Imu; agli atipici, precari, indipendenti neanche quelle.
L'effetto redistributivo della manovra è evidente e plateale anche prima che arrivino i dettagli che preoccupano la Commissione Ue, i custodi del tetto del 3% del rapporto deficit/Pil: se è chiaro che per la prima rata lo sgravio dell'Imu è stato pagato un po' prendendo soldi dal 2014, un po' con tagli veri e trucchetti vari, non è ancora chiaro come sarà pagata l'abolizione della seconda tranche. Fondi dormienti tagli semi-lineari: i giornali abbondano di termini fatti apposta per respingere i lettori. Per ora di certo c'è una sanatoria sui gestori dell'unico affare che va in Italia, le slot machine: erano protagonisti di un lungo contenzioso con lo Stato, al quale addirittura dovrebbero 2,5 miliardi, gli si chiede di pagare “pochi maledetti e subito” 600 milioni, e nessuno più ci dirà che aveva ragione e chi torto in quel processo. Del resto, a che servono i processi?
(30 agosto 2013)
Nessun commento:
Posta un commento