Perché proprio adesso la strage con le armi chimiche, che secondo le Ong avrebbe fatto almeno 350 morti – tra cui molti bambini – alla periferia di Damasco? Forse, per sabotare la conferenza di Ginevra in programma tra gliUsa e il principale protettore della Siria, la Russia: conferenza che, ammette il ministro degli esteri di Mosca, Sergej Lavrov, si sarebbe tenuta a settembre, ma ormai sembra destinata ad essere cancellata dal rumore delle armi, dopo che Obama ha dichiarato che il regime di Assad avrebbe “oltrepassato la linea rossa” rappresentata dall’uso di armi di distruzione di massa. Vero? «Non esistono prove». E, mentre Damasco smentisce facendo leva sulla ragione («Non siamo pazzi, abbiamo addosso gli occhi del mondo: come potremmo commettere un autogol simile?»), lo stesso Lavrov precisa un dettaglio che i media occidentali trascurano: anche se Obama sostiene di poter attaccare la Siria senza l’ok delle Nazioni Unite, gli osservatori Onu a Damasco non hanno neppure il mandato per scoprire chi sia stato, davvero, a compiere la strage.
Stati Uniti e Gran Bretagna, dice Lavrov, hanno approntato una «potente forza» e stanno «preparando navi e aerei» per una possibile invasione: stanno mettendo il mondo «su un sentiero pericoloso», avverte il ministro, in una conferenza stampa ripresa da “Russia Today”. Attenzione: «Ripetere lo scenario iracheno e libico» sarebbe «un terribile errore, che porterà ancora più sangue versato». Eppure, la stessa Nato ipotizza di attaccare gli impianti di stoccaggio chimici di Damasco, senza un mandato delle Nazioni Unite. E la Russia? «Non abbiamo in programma di andare in guerra – dice Lavrov – e ci auguriamo che anche gli altri pensino a lungo termine». Quello che Lavrov per ora non dice (ma che Mosca a benissimo) è che, da almeno due anni, sono proprio gli Usa, insieme alla Francia, alla Gran Bretagna, alla Turchia e agli alleati arabi come il Bahrein, la Giordania e l’Arabia Saudita, senza contare ovviamente Israele, a organizzare, armare e proteggere i miliziani e i mercenari del cosiddetto Free Syrian Army.
Finora, la Russia – che insieme alla Cina continua a bloccare in sede Onu qualsiasi intervento contro la Siria – ha mantenuto un basso profilo, limitandosi da un lato ad assistere il regime di Assad, e dall’altro a richiamare gli Usa al formale rispetto della legalità internazionale. Nel frattempo, la Siria è diventata il test per la più spietata macelleria del Medio Oriente, grazie alla brutalità dei tagliagole assoldati dall’Occidente, inlcuse le formazioni del network multiuso ancora chiamato Al-Qaeda. Troppi indizi, aggiunge Lavrov, costringono a «dubitare della narrazione dei ribelli», riguardo alla strage “chimica” di Damasco: alcuni video sono stati caricati su YouTube il giorno prima dell’eccidio. Chi l’ha davvero compiuto, sostiene il ministro degli esteri di Putin, aveva in realtà un obiettivo molto preciso, e cioè «sabotare gli imminenti colloqui di pace di Ginevra». Quel tavolo Usa-Russia avrebbe messo in crisi i “ribelli”, che «ovviamente, non vogliono negoziare pacificamente». Come non capirli? «Perché andare a una conferenza, se si ritiene che le infrastrutture del regime saranno tutte comunque distrutte dagli “alleati”?». Serviva un massacro di forte impatto mediatico? E’ stato fatto. Alibi perfetto, per bombardare Damasco e prendere il potere, dopo aver seminato il terrore, per anni, tra la popolazione siriana.
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