Giorgio ed Enrico come padre e figlio
di Denise Pardo
Letta e Napolitano? L'affinità è anche estetica. Forse è una conseguenza delle larghe intese, ma di fatto tra Palazzo Chigi e il Quirinale l'amore è stato a prima vista(19 luglio 2013)«Guardali, sembrano padre e figlio», osserva affettuoso un invitato al concerto per l'anniversario dei rapporti diplomatici con il Vietnam sul Colle presidenziale. In effetti, visti da lontano, tra Giorgio Napolitano ed Enrico Letta si ritrova persino una certa affinità estetica: gli occhiali da vista, un cranio rigoglioso in autorevolezza, tricologicamente sahariano. Che intesa tra Palazzo Chigi e Palazzo del Quirinale.
INTESA PIÙ LARGA Sarà la conseguenza delle larghe intese così larghe da essere bisognose di rammendi sapienti. Sarà perché nei reciproci ruoli, per indole e Dna, nessuno dei due poteva augurarsi di meglio. Sarà che sono la personificazione dell'antico Pci e della nuova Dc o ancora, il giovane vecchio e il vecchio giovane, come li definisce qualcuno, sarà questo, sarà quello, ma per molti è quasi una simbiosi.
AMORE A PRIMA VISTA E' stato così fin dall'inizio. Chi era presente ricorda il giorno della sospirata composizione del governo. Il neo premier aveva appena finito di leggere la lista dei ministri che le porte della vetrata si spalancavano e il presidente irrompeva nella sala, prendendogli tutt'e due le mani nelle sue, l'immagine della contentezza, anche del sollievo dopo l'impasse post elettorale.
INSEGUENDO UN SOGNO Già ancora prima, da vice segretario Pd, era Letta l'interlocutore preposto per tenere i rapporti con l'alto Colle, un via vai continuo. A lavorare, spiegava ai suoi amici, «per il governo che abbiamo sempre sognato». Arrivò poi Mario Monti e non si sa se era quello il sogno. In ogni caso, non era quello del segretario Pier Luigi Bersani, decisamente tendenza voto (e dal suo punto di vista aveva ragione).
MAESTRI DI SCALPELLO Il 7 luglio, il presidente e il premier sono insieme a Milano al lancio di "Verso l'Expo 2015". Letta ha finito di parlare e si risiede. Il capo dello Stato gli dice: «Bravo, bravo, sei stato molto bravo». L'11 luglio eccoli alla Camera per un volume dedicato a Nino Andreatta, fondatore dell'Arel, il think tank ereditato da Letta. Il premier si rivolge al Capo dello Stato: «Il presidente Napolitano è l'applicazione oggi nelle nostre istituzioni di quel concetto che ad Andreatta piaceva tanto: l'evocazione degli scalpellini medioevali». Ovvero quelli che amavano scolpire le guglie dietro la facciata, non visibili a tutti, ma che solo Dio poteva vedere.
LORD PROTETTORE Una bella frecciata ai politici in cerca di visibilità, un incensamento al presidente attento al bene comune che sorride commosso. Il giorno dopo, neanche fossero stati lontani un mese, Napolitano esulta nel vederlo con un «Carissimo!». Letta a malapena trattiene una piroetta, prima di sedersi accanto al suo Lord protettore per godersi il concerto in onore del Vietnam.
PARAGONI REALI Si dirà, hanno gli stessi impegni istituzionali, si incontrano per forza. Giusto. Ma che calore, che appartarsi, che sintonia. Per non parlare del fatto che Letta abita nel palazzo detto il "Cremlino", al Testaccio, covo di antichi e attuali napolitaniani. Come Giuliano Ferrara che nel Pci tifava Giorgio; come Emanuele Macaluso, l'amico di una vita del presidente, immortalato in una foto con lui nel bar di via Marmorata dove Letta prendeva il caffè, in tempi pre premier, e anche Napolitano, in tempi pre Colle. Prima era il nipote, ora è la creatura predi-letta. Per azzardare un paragone reale (in gergo Napolitano è "Sua maestà") e britannico, se i due fossero William e la regina, Matteo Renzi rischierebbe di fare la fine del principe Carlo.
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