Pubblicato 27 luglio 2013 - 11.30 - Da Paolo Becchi
«Non sono ammessi riferimenti al presidente Napolitano». Così il Presidente del Senato, Grasso, ha interrotto, nei giorni scorsi, l’intervento di Nicola Morra, senatore M5S. E ieri alla Camera dei deputati stesso identico trattamento inflitto dalla Presidente Laura Boldrini al parlamentare pentastellato Andrea Colletti. Non si cita il Capo dello Stato, non si parla di lui, non si deve pronunciare il suo nome. O che non lo si pronunci invano, quantomeno. Amen. Dunque non parliamo diLui… parliamo di Alfano.
Il “caso” Shalabayeva si è concluso con la bocciatura, da parte delle due Camere, della mozione di sfiducia presentata nei confronti del Ministro Alfano. Non intendo, qui, ripercorrere la vicenda, né discutere della legittimità della procedura di espulsione, o del trattenimento della Shalabayeva presso il Centro di Identificazione e di Espulsione e del successivo imbarco a Ciampino su un aereo privato diretto in Kazakhstan.
Occorre, piuttosto, capire la responsabilità politica del Ministro degli Interni per l’espulsione della moglie e della figlia del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov. Parlo di responsabilità “politica”, e non giuridica. La mozione di sfiducia è un attopolitico, che si giustifica quando il Parlamento ritiene di non potersi più fidarepoliticamente dell’operato di un Ministro. Non si tratta, pertanto, di un atto che è diretto a far valere presunte responsabilità giuridiche (civili, penali o amministrative) del Ministro.
Per questa ragione non ha , in fondo, troppa importanza chiedersi se Alfanosapesse o meno, se il prefetto aveva informato il Ministro e se il Ministro aveva capito cosa stesse accadendo. Il problema è un altro: è la negligenza politicache ha dimostrato comunque il Ministero degli Interni. Abbiamo fatto una figura miserabile a livello internazionale e abbiamo leso i diritti umani di due persone.
Certo dalle notizie più recenti sembra che in realtà Alfano fosse addirittura a conoscenza della vicenda Ablyazov tramite il Prefetto Procaccini, il quale ha permesso che l’ambasciatore kazako coordinasse direttamente dagli uffici del Prefetto l’operazione di irruzione nella villa di Casal Palocco. Se è andata veramente così, è davvero allucinante!
Quella di Alfano è in ogni caso una responsabilità politica, che lo coinvolge in quanto vertice del Ministero degli Interni, in quanto responsabile politico di un apparato dello Stato italiano. Egli è – per la nostra Costituzione – individualmente responsabile degli atti del suo dicastero (art. 95). Il blitz kazako dimostra quantomeno che il Parlamento non può più politicamente averefiducia in un Ministro che si è dimostrato indeciso, incerto e incapace e che con il suo comportamento ha persino umiliato quel poco che ancora resta della nostra sovranità nazionale.
La mozione di sfiducia non è stata approvata grazie al “blocco” del Pd in difesa del Ministro. Il Partito Democratico infatti si è schierato a favore di Alfano per non compromettere la stabilità del Governo, come ha dichiarato Epifani. Ma non si capirà questa vicenda se non si tiene presente l’intervento di Napolitano. Sì, ora parliamo di Lui. È, infatti, il Presidente della Repubblica che, ancora una volta, è intervenuto direttamente, in occasione della cerimonia del Ventaglio, per stabilire ed imporre una linea politica netta: «Si può mettere a repentaglio la continuità di questo governo, impegnato in un programma di attività ben definito, senza offrire pesanti ragioni ai più malevoli e anche interessati critici e detrattori del nostro paese, pronti a proclamare l’ingovernabilità e inaffidabilità dell’Italia?».
Napolitano ha ribadito di essere lui, e lui solo, ad esercitare il potere di indirizzo politico del Paese. Non si tratta più di semplici e saltuarie esternazioni, né, a ben vedere, di “ingerenze”: Napolitano, ormai, esercita di fatto – dietro la sua minaccia di dimissioni, che provocherebbero il caos istituzionale – poteri sostanzialmente governativi. Se si legge il discorso del Ventaglio, del resto, si nota come, in esso, vi sia racchiusa tutta la linea politica che, in questi mesi, l’alleanza Pd-Pdl ha tentato di realizzare.
In esso Napolitano ha, infatti qualificato ogni possibile opposizione all’attuale Governo come ipotesi più o meno fumose o arbitrarie. Ogni opposizione dev’essere messa al bando: «Non ci si avventuri perciò a creare vuoti, a staccare spine, per il rifiuto di prendere atto di ciò che la realtà politica post-elettorale ha reso obbligato e per un’ingiustificabile sottovalutazione delle conseguenze cui si esporrebbe il paese».
Napolitano ha inoltre difeso l’operato del Ministro Alfano, parlando, a proposito del caso kazako, di «una reticente e distorsiva rappresentazione del caso, e di una pressione e interferenza, l’una e le altre inammissibili da parte di qualsiasi diplomatico straniero».
Come può permettersi il Capo dello Stato, che dovrebbe essere un potere garante dell’unità nazionale ed estraneo rispetto alla linea politica del Governo,
- di condannare apertamente ogni opposizione legittima, democratica e parlamentare al Governo,
- di difendere l’operato politico di un Ministro,
- di minacciare le proprie dimissioni in caso di crisi dell’Esecutivo?
Il M5S dovrà continuare ad opporsi a tutto questo. La mozione di sfiducia nei confronti di Alfano potrebbe a mio avviso essere nuovamente presentata, anche alla luce delle nuove notizie che stanno emergendo in questi giorni e che dimostrano che Alfano era in realtà a conoscenza dei fatti. Ma il M5S dovrà soprattutto opporsi con tutte le forze alla trasformazione dei poteri del Capo dello Stato in un potere di Governo, slegato da ogni rapporto fiduciario con il Parlamento e protetto dall’apparente “neutralità” e posizione super partes del Presidente della Repubblica. Nell’attesa di “riformare” la Costituzione, la stiamo ormai calpestando senza più alcun ritegno giorno dopo giorno.
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