Così Francesco ha illuminato la notte di Rio
28 - 07 - 2013Redazione
Oltre due milioni, più che al carnevale. Superano le presenze al celeberrimo evento di Rio, tanto che ci sono ragazzi anche con i piedi dentro l’acqua del bagnasciuga, per la veglia della Gmg, con papa Francesco. Vengono dai cinque continenti, hanno tutti i colori della pelle del mondo. Quando il Papa arriva i ragazzi sono a Copacabana già da un’ora e hanno ammazzato il tempo con un flashmob, durante il quale hanno costretto a ballare anche i vescovi sul palco, tra loro, con la maglietta gialla della Gmg, anche l’arcivescovo di Vienna e fine teologo Christoph Schoenborn.
I ragazzi rappresentano una scenografia in cui alcuni giovani mimano la costruzione di una Chiesa. Portando cestini di fiori di mais salgono sul palco alcuni ragazzi di congregazioni e nuove comunità. Dopo alcune testimonianze dei giovani, papa Francesco prende la parola. Si dice certo che ”oggi il seme cade in terra buona, che voi volete essere terreno buono, cristiani non part-time, non ‘inamidati’, di facciata, ma autentici”. ”Sono certo – aggiunge – che non volete vivere l’illusione di una libertà che si lascia trascinare dalle mode e dalle convenienze del momento. So che voi puntate in alto, a scelte definitive che diano il senso pieno alla vita”.
Il Campo della fede, dice il Papa riflettendo sul nome del luogo che avrebbe dovuto ospitare la veglia (se il maltempo non avesse consigliato lo spostamento da Guaratiba a Copacabana), è ”il luogo in cui si semina, è il luogo di allenamento ed è un cantiere”. Per la semina, consiglia di non fare i cristiani part-time. Per l’allenamento chiede di ”giocare nella squadra” di Gesù, di ”allenarsi molto”, ”essere in forma e atleti di Cristo”, cioè scegliere la ”possibilità di una vita feconda e felice e di un futuro che non avrà mai fine, la vita eterna”.
Circa il campo come cantiere, osserva che ”quando si ‘suda la camicia’ cercando di vivere da cristiani, noi – rimarca – sperimentiamo qualcosa di grande: non siamo mai soli, siamo parte di una famiglia di fratelli che percorrono lo stesso cammino: siamo parte della Chiesa; anzi, diventiamo costruttori della Chiesa e protagonisti della storia”.
Più volte viene interrotto da applausi, particolarmente quando parla di ”Gesù che ci offre qualcosa di superiore alla Coppa del Mondo” e quando segnala il desiderio dei ragazzi di un mondo ”migliore” e ”di giustizia”. Il Papa invita anche i ragazzi a ripetere con lui: ”Voglio andare ad essere costruttore della Chiesa di Cristo”. Infine un accenno alla attualità dei giovani del mondo, particolarmente sentito dai giovani brasiliani, dopo le manifestazione a giugno. ”Ho seguito attentamente – racconta – le notizie riguardo ai tanti giovani che in tante parti del mondo sono usciti per le strade per esprimere il desiderio di una società più giusta e fraterna”.
”Per favore, non lasciate che altri siano protagonisti, siete voi quelli che hanno il futuro, tramite voi entra il futuro nel mondo”. ”Non siate codardi”. ”Resta però la domanda – ha aggiunto – da dove cominciare per una società più giusta e fraterna? Quali i criteri per la costruzione di una società più giusta? Quando chiesero a Madre Teresa di Calcutta che cosa doveva cambiare nella Chiesa, rispose: tu ed io”. ”Non state alla finestra della vita, non rimanete alla finestra, – ha concluso – entrate in essa, come ha fatto Gesù, e costruite un mondo migliore e più giusto”. Quando finisce il suo appassionato discorso, i ragazzi si lanciano in canti, ole, e danze di gioia. Subito dopo vengono portati in processione sul palco dei grandi ostensori per l’adorazione eucaristica.
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