Teatrino italiano, anche Bruxelles dà ragione a Grillo
Giovanni Del Re
La Commissione Ue chiede lumi a Letta su Imu, Iva, riforme e tenuta politica. Per ora senza risposta
Il downgrade dell’Italia da parte di Standard & Poor’s dalle parti di Bruxelles non ha sorpreso più di tanto. Quel che è certo - anche se è impossibile ottenere un commento ufficiale - è che la Commissione europea è sempre più preoccupata per il paziente italiano. Bruxelles osserva con inquietudine i crescenti scricchiolii della grande coalizione all’italiana, ha registrato con irritazione i continui inviti di esponenti della maggioranza a Enrico Letta a ignorare i vincoli europeo di bilanci. E dà segni di impazienza per i ritardi sulle riforme urgenti sul fronte del mercato del lavoro, della pubblica amministrazione, della fiscalità.
In merito all’Italia, non è un caso nei corridoi delle istituzioni europee stia circolando sempre più spesso, e qui anche in via ufficiale, la parola «credibilità». Parola citata anche questo mercoledì da Simon O’Connor, portavoce del commissario agli Affari economici e monetari Olli Rehn. Certo, ha premesso, «molto è stato fatto negli ultimi due anni, in particolare per ripristinare la credibilità della gestione del bilancio, che ha permesso la chiusura della procedura per deficit eccessivo». Tuttavia, ha aggiunto, «per ricostruire la fiducia nell'economia italiana bisogna lavorare su due fronti: mantenere il consolidamento di bilancio amico della crescita, per mettere il rapporto debito/Pil su un percorso in costante discesa, e in parallelo accelerare le riforme strutturali per liberare il potenziale di crescita e creazione di posti di lavoro». Ecco, da notare l'espressione «ricostruire la fiducia» che chiaramente conferma che per ora questa fiducia non c’è.
È da quando Enrico Letta a fine aprile si è insediato a Palazzo Chigi che la Commissione aspetta di vedere misure strutturali degne di questo nome. Invece lo spettacolo che ha dato Roma è stato a dir poco sconsolante, con settimane a discutere di che fare dell’Imu, come evitare l’aumento dell’Iva, mentre tutti - dall’Ocse al Fmi alla stessa Commissione Europea - insistono che prima bisogna agire sulla fiscalità sul lavoro, e se non si può fare tutto meglio lasciare Imu e aumento dell’Iva pur di allentare la morsa micidiale del cuneo fiscale. «La struttura del sistema tributario - avverte il paragrafo 16 delle raccomandazioni all’Italia, formalmente varate questo martedì dall’Ecofin - resta complessa e grava pesantemente sul lavoro e sul capitale.
Dopo gli sforzi del 2010-2011, le ulteriori misure adottate per trasferire il carico fiscale dai fattori produttivi al consumo, ai beni immobili e all’ambiente hanno avuto portata più limitata». Un punto che si traduce nella raccomandazione numero 5: «trasferire il carico fiscale da lavoro e capitale a consumi, beni immobili e ambiente assicurando la neutralità di bilancio». L’esatto opposto di quello che, su pressione del Pdl, sta cercando di fare il governo, che fatica a trovare i soldi per tappare i buchi creati dallo stop all’Imu e all'aumento dell’Iva, restando a corto di risorse per detassare in modo reale il lavoro, e infatti il famoso cuneo fiscale in sostanza è rimasto com’è.
Come poco si muove su altri fronti caldi segnalati nelle raccomandazioni, ad esempio l’efficienza della pubblica amministrazione, con la richiesta (raccomandazione numero 2) di «semplificare il quadro amministrativo e normativo per i cittadini e le imprese, abbreviare la durata dei procedimenti civili», o, altrettanto cruciale, la necessità di «dare attuazione effettiva alle riforme del mercato del lavoro e del quadro per la determinazione dei salari per permettere un migliore allineamento dei salari alla produttività» (raccomandazione numero 4).
Un crescente pasticcio aggravato adesso dalle nubi nere provocate dal rischio di crisi politica provocata dalla reazione del Pdl all’anticipo al 30 luglio della sentenza della Cassazione su Berlusconi. Nubi nere che non possono che preoccupare la Commissione Ue, «l’Italia ha assoluto bisogno di stabilità» dice una fonte comunitaria. Bruxelles, che ha appena raccomandato (e ottenuto) la chiusura della procedura per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia, è impaziente di vedere come sarà risolta la questione Imu-Iva.
«Sappiamo che il governo ne sta discutendo - sospira il portavoce di Rehn - aspettiamo che lo faccia e ci informi». Certo è che la Commissione sta intensificando i suoi messaggi come si è visto nelle parole di O’Connor. «Sono sicuro che il governo italiano prenderà seriamente in considerazione le raccomandazioni» ha detto del resto lo stesso Rehn, rispondendo a una domanda sull’Italia al termine dell’Ecofin di questa settimana. Per chi conosce Bruxelles è facile tradurre: l’Italia attui le raccomandazioni, invece di continuare a perdere tempo. Perché la situazione del Paese, oltretutto con più di 2.000 miliardi di euro di debito pubblico (che i mercati non dimenticano), resta decisamente precaria, l’Italia non può permettersi ulteriori ritardi nelle riforme, né l’apertura di nuovi buchi nel bilancio. Altrimenti il prossimo downgrade piomberà implacabile.
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