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giovedì 19 settembre 2013

18/9/2012 Cristian Iannuzzi (M5S): "Boldrini, si dimetta"



La giunta per le immunità del Senato ha respinto la relazione di Andrea Augello (Pdl) che chiedeva la convalida dell’elezione di Silvio Berlusconi nonostante la sentenza di condanna per il caso Mediaset. I no sono stati 15, un solo voto a favore, proprio quello di Augello. Il Pdl non ha partecipato al voto per protesta: “Il nostro allontanamento non determina l’interruzione dei lavori, ma per il fatto che il giudizio si ritiene pregiudicato, abbiamo pensato che è nostro dovere non partecipare” ha spiegato uno dei 6 commissari del Popolo della Libertà Nicola D’Ascola. Il nuovo relatore – decaduto Augello a causa del voto – è il presidente della Giunta Dario Stefano (Sel): “Essendo stata respinta la relazione del relatore e quindi la convalida dell’elezione di Silvio Berlusconi, ai sensi dell’articolo 10 è stata dichiarata contestata l’elezione di Silvio Berlusconi”. Il presidente ha anche ufficializzato di aver “ritenuto di assumere la responsabilità dell’incarico di relatore” con l’auspicio di “proseguire un percorso istituzionale scevro da appartenenze di partito”. Da ora cominciano i 10 giorni di tempo durante i quali l’ex presidente del Consiglio (o un suo avvocato) può essere audito o per presentare alcune eventuali memorie difensive. La controparte in questo caso sarà il primo dei non eletti in Molise, dopodiché ci sarà una camera di consiglio e la giunta deciderà sulla contestazione. Già giovedì mattina Stefano si recherà dal presidente del Senato Piero Grasso “perché per la seduta pubblica della giunta il calendario va concordato con il presidente del Senato”.  Il fatto che Augello sia rimasto da solo, almeno lui, a votare a favore della sua relazione consentirà di fatto che si possa svolgere l’udienza pubblica. Secondo il regolamento del Senato, infatti, se ci fosse stata l’unanimità sul voto contrario alla relazione, non sarebbe stata necessaria convocare l’udienza pubblica nella quale Berlusconi, insieme ai suoi legali potrà difendersi, ma si sarebbe andati direttamente a discutere in Aula.
Anche le questioni preliminari (ex “pregiudiziali”…) proposte da Augello sono state respinte con 14 no e 9 sì la prima e 14 no e 9 sì la seconda. E’ proprio a quel punto che i senatori del Pdl hanno lasciato l’aula di Sant’Ivo alla Sapienza. Quindi una cosa è certa: il nuovo (si fa per dire) discorso diBerlusconi non ha cambiato nulla. “Le pressioni politiche esterne sono state il 24/mo giudice – ha detto l’ex relatore Augello – Le ragioni del diritto sono state superate dai numeri ma non da ragioni dirimenti”. ”Ci siamo trovati di fronte a un voto politico e pregiudiziale con l’indisponibilità totale del Pd a mettersi attorno a un tavolo e ragionare in punta di diritto – aggiunge la senatrice Maria Elisabetta Alberti Casellati – Si vuole usare la ghigliottina nei confronti di Silvio Berlusconi”.
Enrico Buemi (Psi) aveva dichiarato il suo voto favorevole alla decadenza, pur esprimendo una posizione favorevole rispetto alle questioni preliminari sollevate dal relatore sulla presunta incostituzionalità della legge Severino. Mario Ferrara (eletto nel Pdl, ora nel gruppo Autonomie e libertà) si è detto a favore delle questioni preliminari poste dal relatore e alla convalida dell’elezione a senatore di Berlusconi. Anche la Lega Nord voterà sì alla relazione di Augello: la senatrice Erika Stefani ha sostenuto che Berlusconi deve restare senatore. “Berlusconi – ha spiegato – sembra uno preso con il cappio al collo”. Non è di questo avviso Benedetto Della Vedova, membro della giunta per Scelta Civica, ex radicale, ex Pdl e unico finiano a essere eletto in Parlamento: “Dobbiamo prendere atto che tutto siè svolto senza forzature. Ho votato meno di un anno fa la legge Severino con convinzione, era assodato che la legge era applicabile anche per fatti compiuti antecedentemente. Si conferma che è una buona legge”. 
Il capogruppo del Pd in giunta Giuseppe Cucca aveva invece dichiarato che il Partito Democratico è a favore per la decadenza, respingendo quanto sostenuto dal Pdl sulla legge Severino: non è affatto incostituzionale e il discorso sull’irretroattività non regge, visto che nella norma si fa riferimento solo alla sentenza definitiva di condanna e non alla commissione del reato. Cucca ha spiegato anche che il ‘”no” alla convalida dell’elezione del Cavaliere è l’unico voto “possibile” alla luce di quanto previsto dalla legge Severino (“alla sua prima applicazione per quanto riguarda la decadenza”). “Siamo in presenza di una sentenza passata in giudicato il cui contenuto – osserva – non può essere discusso in questa sede e davanti a questa Giunta cui è affidato ben altro compito. Da tale fatto la Legge Severino fa discendere immediatamente e inconfutabilmente l’effetto della incandidabilità sopravvenuta, che costituisce l’oggetto della nostra decisione”. In risposta alle varie questioni sollevate da Augello, il capogruppo del Pd ribadisce come la Giunta non possa essere considerata di fatto un giudice e pertanto non possa sollevare “questioni di incostituzionalità”. “La Giunta infatti – sottolinea Cucca – non assume mai decisioni definitive, ma si limita a compiere un’attività istruttoria, che può anche essere complessa, ma che si conclude con una decisione da sottoporre all’esame dell’aula, cui compete in via esclusiva la decisione finale e definitiva”. In più non ha carattere di “terzietà, neutralità e indipendenza che deve in maniera imprescindibile connaturare qualsiasi organo giurisdizionale”. Per quanto riguarda invece l’irretroattività della legge Severino la norma in questione “fa riferimento esclusivamente alla sentenza, senza riferimento alcuno al tempo del commesso reato”. “Non esiste affatto alcuna incostituzionalità della norma – sostiene Cucca – che è stata discussa in maniera approfondita dal Parlamento, che l’ha approvata senza che venisse affacciato alcun dubbio di costituzionalità e che oggi è chiamato ad applicarla”.

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