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sabato 14 settembre 2013

Le Royalties Lucane non sono adeguate ai disagi per i cittadini e sono ad appannaggio di investitori Privati

E’ giusto corrispondere ai lucani ROYALTIES petrolifere. Ecco perché!!!

eni total shellIn base ad una legge della repubblica italiana, tutte le risorse del sottosuolo sono di proprietà dello Stato. Il petrolio appartiene dunque alla collettività nazionale, appartiene a tutti gli italiani. Fino ad una ventina di anni fa lo Stato italiano prelevava gli idrocarburi presenti nel sottosuolo dei suoi territori per mezzo di un ente pubblico : l’ENI. Quando ciò accadeva questa società compensava i territori con delle contropartite finanziarie (royalties) decisamente basse rispetto al ritorno economico che i quantitativi di gas e petrolio estratti erano in grado di produrre. In genere le popolazioni che vivevano in quei territori non si lamentavano perché, pur in presenza di royalties modeste, l’enorme ricavo che l’ENI ne traeva veniva espresso in utili di bilancio che erano ad appannaggio dell’unico azionista, lo Stato italiano.
A comporre il bilancio dello stato, con il quale si finanziavano i bisogni complessivi della collettività italiana e della Basilicata, vi erano dunque anche le risorse economiche provenienti dall’estrazione del greggio italiano. (Sicilia, Emilia Romagna, Lombardia, Abruzzo, Basilicata).
Nel 1992 accadde che l’ENI da ente pubblico venne trasformato in società per azioni interamente posseduta dallo Stato italiano. Poco dopo lo Stato mise sul mercato, vendendole, parte consistente del capitale azionario conservandone una quota superiore al 30% (divisa tra ministero del Tesoro e la Cassa Depositi e Prestiti), detenendone comunque il controllo effettivo della società. In base alla legge 30 luglio 1994 n. 474, lo Stato, tramite il ministro dell’economia e delle finanze, d’intesa con il ministro dello sviluppo economico, è titolare di una serie di poteri speciali (la cosiddetta golden share) che esercita secondo le norme in vigore.
Ad essere proprietari dell’ENI, e dunque a beneficiare dei dividenti, non c’è più solo lo Stato italiano ma anche altri azionisti istituzionali quali la Gran Bretagna, l’Irlanda, altri stati dell’Unione Europea, gli U.S.A., il Canada etc.. Tutti questi azionisti detengono poco meno del 50% delle azioni .
L’ENI si sa controlla una galassia di altre imprese che tutte assieme contribuiscono con il loro eccellente lavoro a determinare utili e dunque alti dividendi.
Domanda: perché mai ai lucani viene corrisposta una royalty così modesta (7% + 3%) non essendo più l’ENI interamente di proprietà dell’Italia?
Perché i lucani dovrebbero rinunciare ad una ben più consistente royalty (almeno il 50%) in favore di americani, canadesi o inglesi?
Non ha senso.
Ad estrarre il petrolio lucano vi sono poi anche altre società come la Total che corrispondono anch’esse una royalty del 10% andando ad “ingrassare” così i propri azionisti. Non vi è dunque alcun motivo perché la quasi totalità dei benefici rivenienti dalle estrazioni petrolifere restino a quelle società multinazionali.
Oggi la Basilicata riceve 150 milioni di euro l’anno che corrispondo al 10% di tutte le estrazioni. Corrispondere delle royalties pari ad almeno il 50% (del valore di oltre un MILIARDO di euro l’anno) non solo è giusto ma è anche “etico”. Fintantochè la maggior parte dei proventi derivanti dalle estrazioni del petrolio lucano andava allo stato era per me accettabile che la nostra regione ricevesse delle basse royalties.
Ora che è chiaro che così non è, e che dunque ciò che non viene dato ai lucani in termine di royalties è ad appannaggio degli azionisti di quelle società, un così bassa percentuale ( 10%) non è più giustificabile.

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