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venerdì 13 settembre 2013

Inquinamento in Basilicata



"L'Eni deve smetterla di prendere in giro 
i lucani"

Acque contaminate a Montemurro: ecco come la multinazionale del petrolio ha fatto le analisi

La sorgente di acqua contaminata presso a Costa Molina2

Chi parla è Albina Colella, ordinario di Geologia e Sedimentologia all'Università della Basilicata. Nei mesi scorsi, con il tenente Giusepope Di Bello, aveva prelavato, e fatto analizzare, campioni di acqua che fuoriescono in un'area della Val d'Agri non distante dal Centro Oli di Viggiano. Il risultato di quelle analisi evidenziava una preoccupante contaminazione
Le analisi sulle acque di Contrada La Rossa, a Montemurro, in provincia di Potenza, presentate nelle scorse settimane dalla prof. Albina Colella e da Giuseppe di Bello, dell'associazione Epha ,parlavano di un grave inquinamento delle acque sotterranee che fuoriescono da una piccola falda poco a est del pozzo di reiniezione petrolifera Costa Molina 2. Area poco distante dal più grande Centro Oli d'Europa dell'Eni. A quei dati, per niente positivi, la multinazionale del petrolio risponde con analisi e risultati che vanno nella direzione opposta a quella tracciata, su base scientifica, dalla professoressa Colella, ordinario di Geologia e Sedimentologia all'Università della Basilicata. La quale ritiene- dettagliando la sua convinzione con dati strettamente scientifici-che quella dell'Eni sia l'ennesima presa in giro per i lucani.
L'Eni ha investigato un numero minore di sostanze. “Sorpresa. Questa è stata la mia reazione al confronto delle analisi chimiche commissionate da Eni e da me sulle acque di Cd. La Rossa (Montemurro, Val d'Agri)-Così esordisce la prof. Colella- Le mie presentavano un elenco di sostanze investigate superiore a quelle di Eni mi sarei aspettata il contrario”. L'esperta geologa entra nello specifico per spiegare perchè i risultati delle analisi dell'Eni non sono attendibili. “Normalmente-spiega- quando si usano analisi per escludere categoricamente la responsabilità dell’attività petrolifera nella contaminazione di acque sotterranee, lo spettro delle sostanze esaminate deve poter essere ampio, in modo da valutare le potenziali fonti di contaminazione, come ad esempio le acque di produzione petrolifera (ipotesi che io ho valutato), altrimenti si rischia di incorrere in conclusioni discutibili. E così, se Eni nelle acque di Cd. La Rossa non trova solfati io li trovo, se Eni non trova superamenti di legge, io li trovo, se Eni non trova differenze con la composizione media delle acque delle sorgenti della Val d’Agri, io le trovo. Insomma se Eni esclude categoricamente una correlazione tra la contaminazione delle acque di Cd. La Rossa con l’attività petrolifera, io allo stato attuale non la escludo"
Eni, nelle sue analisi non fa valutare la presenza di sostanze tipiche delle acque di produzione petrolifera. "Il 30 agosto 2013 -prosegue la docente universitaria- Eni ha inviato al Dip. Ambiente della Regione Basilicata, all’Arpab, al sindaco di Montemurro, alla Provincia e alla Prefettura di Potenza, e al Ministero dello Sviluppo Economico, una nota tecnica corredata da un’analisi chimica delle acque della sorgente di Cd. La Rossa (Montemurro, Val d’Agri) e del terreno circostante, campionati l’11 luglio 2013. Su queste acque (e sui terreni vicini) con il tenente Di Bello abbiamo realizzato un campionamento il 30 maggio 2013. Il confronto delle analisi chimiche delle acque commissionate da Eni e da me mostra una differenza nel numero di sostanze analizzate, cosa che può influenzare considerevolmente l’interpretazione finale. Si noti che Eni, pur avendo dichiarato di aver fatto una disamina completa sulle possibili cause del fenomeno, ed aver utilizzato i risultati di queste analisi per escludere categoricamente qualsiasi responsabilità dell’attività petrolifera circa lo stato dei luoghi, nelle sue analisi non ha fatto valutare la presenza di quelle sostanze tipiche delle acque di produzione petrolifera reimmesse in pozzi di reiniezione, una delle potenziali fonti di contaminazione delle acque di Cd. La Rossa. Mi riferisco, ad esempio, ad alcuni metalli, come il boro, il ferro, l’alluminio, il manganese, ecc., al TDS (Solidi Totali Disciolti), ai cloruri, ai solfati di magnesio e sodio, ecc. Il pozzo di reiniezione Costa Molina 2, d’altronde, si trova a poco più di un paio di chilometri dalla sorgente (distanza che non esclude affatto eventuali relazioni), e secondo la stampa già nel 1999 avrebbe subito cedimenti dell’incamiciatura: questi, come dimostrano molti esempi in letteratura possono causare la fuoriuscita e il mescolamento delle acque di produzione con quelle delle falde idriche e causarne la contaminazione. Le sostanze suddette sono state invece esaminate nelle mie analisi ed i risultati alimentano molti dubbi ed escludono quelle che per Eni sono certezze, almeno allo stato attuale".
Eni ha campionato solo un punto. La prof. Colella confuta il modo di procedere di Eni nell'effettuare le analisi alle acque di di Contrada La Rossa e lo fa, come si dice, con cognizione di causa. "Diversi sono i punti critici- spiega- nell’area in oggetto di Cd. La Rossa ci sono due venute di acque saline sotterranee a distanza di circa 3 metri; queste non sono stagnanti, ma scorrono a valle, rendendo sterile il suolo che attraversano come normalmente accade per le acque di produzione petrolifera. Perché- si chiede Albina Colella- l’Eni si è limitata a prelevare un solo campione d’acqua, quando le venute d’acqua sono due e sono macroscopicamente diverse tra loro? Il colore di una è infatti grigio-scuro, quello dell’altra è crema. Quale delle due venute d'acqua ha campionato Eni? Noi abbiamo campionato le acque di entrambi i punti di emissione, io ho poi commissionato le loro analisi chimiche che hanno mostrato una composizione un po' diversa. Come spiega Eni questa differenza, visto che attribuisce la loro provenienza ad un pozzo d’acqua poco a monte delle stesse? Perché Eni non ha campionato ed analizzato anche l’acqua del pozzo ubicato poco a monte, che a suo dire alimenterebbe le due venute d’acqua? Eni ha campionato anche il terreno circostante le venute d’acqua (lo abbiamo fatto anche noi). Visto che tali acque saline scorrono sulla superficie topografica, può Eni escludere con sicurezza che tali terreni non siano stati contaminati da tali acque? Eni dichiara che nessun solfato è presente nelle acque analizzate. Invece, io ho trovato alte concentrazioni di solfati, nelle due venute d'acqua, oltre a solfiti, cloruri, ecc. presenze tipiche nelle acque saline di produzione petrolifera. Eni dichiara di non aver trovato superamenti dei limiti di legge nelle concentrazioni delle sostanze esaminate. Invece questi superamenti io li ho trovati. Le concentrazioni di alluminio, ferro e solfiti superano i limiti di legge per le emissioni in acque superficiali, le concentrazioni di alluminio e ferro superano anche i limiti di legge previsti per le acque sotterranee, mentre le concentrazioni di manganese e boro sono molto vicine a tali limiti.
"Le mie analisi hanno dimostrato il contrario di quel che sostiene Eni". La prof. Colella non intende passarci sopra e si dichiara pronta al confronto con Eni per il bene della salute pubblica e per la tutela dell'ambiente, elementi che da sempre muovono la sua 'battaglia'. "Eni dichiara che tutti i valori misurati sono riconducibili a quelli rilevati da Mongelli, Paternoster e Frittella (2003) per le sorgenti della Vald’Agri, nell’ambito del progetto europeo POP-FESR Agrifluid di cui ero responsabile scientifico. Le analisi da me commissionate-evidenzia ancora una volta- hanno invece evidenziato il contrario per diversi elementi, i cui valori mostrano superamenti rispetto ai valori medi delle sorgenti della Val d’Agri misurate dagli autori suddetti. Eni ha dichiarato che il rame è riconducibile ad attività antropiche. Il rame è tuttavia presente anche nelle acque di produzione petrolifera. In conclusione, sulla base delle criticità su esposte ritengo che, allo stato attuale delle conoscenze, non ci siano elementi sufficienti per escludere con certezza le responsabilità dell’attività petrolifera nella contaminazione delle acque di Cd. La Rossa (Montemurro, Val d’Agri). I nostri studi pertanto proseguono e da parte nostra c’è la completa disponibilità al confronto e alla collaborazione". 

Ven, 13/09/2013 - 13:15
di Redazione Basilicata24

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