εὕρηκα

εὕρηκα
HOME PAGE

mercoledì 11 settembre 2013

La signora Costituzione



di don Paolo Farinella

Il 12 ottobre 2013 è convocato in piazza il Popolo che riconosce nella Carta costituzionale la bussola non solo del Diritto, ma specialmente della Dignità di una Repubblica, ridotta a straccio inservibile da interessi ignobili e da bande di corrotti. Non so se la data sia casuale o se sia stata scelta di proposito. E’ certo che come il 12 ottobre del 1492 segnò la fine del Medio Evo e l’Inizio dell’Era Moderna, 521 anni dopo, la manifestazione del 12 ottobre 2013, indetta da insigni giuristi e da MicroMega, DEVE segnare la differenza epocale tra la DECENZA e l’IMPRONTITUDINE, tra lo Stato di Diritto Moderno e la Protervia della Delinquenza che vuole piegare la Giustizia a scarto senza valore.

Non possiamo tollerare che la Carta sia manomessa e sfregiata da chi non solo non è stato eletto «appositamente» a questo scopo, ma che pretende presuntuosamente e delittuosamente di essere al di sopra di essa, tradendo lo spirito e la lettera dell’art. 138 che è baluardo intoccabile di garanzia e di saggezza.

Il parlamento attuale non è rappresentativo del popolo repubblicano e non è degno di «toccare» la Carta perché le sue mani, i suoi pensieri, le sue alleanze a larghe intese, il suo governo, nominato da un capo di Stato autonominatosi imperatore, grondano illegalità e delitto, assetato solo dalla voglia di asservirsi al potente di turno per avere benefici di circostanza.

Da mesi ormai l’ombelico dell’Italia è «il casus Berlusconi». Parlamento e governo discutono, cercano e vogliono trovare un modo per salvarlo definitivamente dalla Legge che, con tutte le garanzie costituzionali, ha pronunciato in modo definitivo e quindi inappellabile la sentenza che lo riguarda: egli ora è giuridicamente e formalmente ladro, evasore, delinquente. Il marchio resterà indelebile per sempre. In uno Stato di Diritto, in un Parlamento democratico e in un Governo rispettoso della Legge, c’è una sola soluzione: l’esecuzione immediata della pena, in religioso ossequio alla Maestà della Legge. Punto. Punto fermo.

Il comitato ristretto dei «saggi», il comitato largo degli «esperti», nominati dal Presidente della Repubblica e dal presidente del Governo, voluto e appoggiato da un condannato per evasione fiscale e per tradimento dello Stato, sono i cavallini di Troia con i quali si vuole assaltare la roccaforte della Suprema Carta per piegarla agli interessi contingenti di un governo moralmente illegittimo.

Non possiamo tollerarlo e la Carta, garanzia e baluardo di civiltà, resisterà a ogni attacco e ad ogni tradimento. Dipende da noi, da ciascuno di noi, messo il bando a ogni incertezza rassegnata, fare quadrato, testuggine, corpo, scudo, muraglia cinese perché nessuna mano impura tocchi la Costituzione. E’ in gioco la nostra stessa sopravvivenza. Mai come in questo momento, in memoria dei morti per essa, nella Resistenza, delle migliaia di uomini e donne, giovani e anziani, che hanno dato la vita per difenderla, dobbiamo rispondere al grido dell’Italia che ci chiama a «stringerci a coorte» a difesa della cara, vecchia Signora Costituzione di cui vogliamo godere sia la trasparenza sia le rughe, in attesa che uomini e donne moralmente degni si apprestino a revisionarla con rispetto e amore, osservando le regole e i binari che lei stessa ha stabilito. 

Opportunisti, ladri, corrotti ed evasori, berlusconisti e pdellini stiano lontani da questa manifestazione che non gli appartiene perché soltanto «i puri di cuore» possono contemplare la bellezza e l’armonia antica e sempre attuale della venerata e amata «Signora Costituzione».

(10 settembre 2013)

Nessun commento:

Posta un commento