Quando a fronte del peggioramento drastico del nostro Pil e dei nostri conti pubblici in soli 16 mesi di sacrifici bocconiani, in Confindustria e in ogni riunione possibile e immaginabile di categoria, locale come nazionale, vengono fischiati tutti i ministri, i politici e gli economisti che propongono altri sacrifici popolari per fare quadrare i conti pubblici sulla base dei suggerimenti/imposizioni che vengono dagli “esperti” finanziari, anche se questo accade senza che ancora venga proposta una alternativa credibile, vuol dire che siamo ormai alla resa finale dei conti tra il mondo del lavoro e quello degli strati parassitari e possidenti. Non lasciamo che ciò assuma forme mostruose. Abbiamo il dovere intellettuale, politico, morale e spirituale di rendere dolce la transizione verso il mondo migliore che emergerà dalla ormai improcrastinabile riforma post-keynesiana delle fondamentali strutture economiche interne e internazionali. Uniamoci e diffondiamo questa conoscenza. Facciamolo con volantinaggi, spamming web, manifestazioni pacifiche, passa-parola, ma facciamolo subito!
Negli ultimi anni ho contrastato con successo un male il cui significato ho creduto fosse lo sprone a diffondere ciò che so da ormai 37 anni e non mi sono mai impegnato abbastanza a diffondere, per pigrizia verso le pazzesche resistenze pseudo-scientifiche che incontravo. Da quando mi sto impegnando con adeguata serietà, sia a livello locale che nazionale, le difficoltà che incontravo vengono superate con una facilità e una rapidità che hanno del magico. Specialmente all’interno di ogni organizzazione che frequento con lealtà e passione, ma anche da tutti. Ho postato dei video su YouTube sia da solo che con altri economisti e politici anti-liberisti di varia estrazione, quali Nino Galloni, Bruno Amoroso, Guido Viale e Giulietto Chiesa. Il loro successo di pubblico è commovente e convincente: è tempo che la verità trionfi, con amore, semplicità e bonomia, ma trionfi.
Non esiste infatti nessun vero “nemico” in quanto non esiste un vero potere organizzato intorno ad una coesa associazione che travalichi le generazioni, come avrebbero potuto esserlo la massoneria o la chiesa di Roma, piuttosto i gesuiti. E non ne esiste nemmeno uno che sia organizzato intorno ad una struttura personale di proprietà e/o di controllo della ricchezza altrui. Abbiamo solo conventicole di personaggi che approfittano della degenerazione delle grandi strutture proprietarie delle mega-imprese ottocentesche, le quali sono ormai da tempo autoreferenti, prive di controllo interno, nelle mani di persone che si formano nelle stesse università e frequentano gli stessi master, riconoscendosi nel medesimo credo economico pseudo-liberista. Tutto qui. Patetici in tal senso i tentativi di Bilderberg e riunioni simili di dare la illusione di una coesione che non esiste affatto e che non può esistere per ragioni strutturali interne a ciò che si vorrebbe unire.
Banche anche grandi e multinazionali a capitale polverizzato o comunque in mano a fondazioni da cui sono da tempo autonome perché si limitano a nominare dirigenti che non controllano ma di cui si fidano solo perché “si dice” che siano competenti, e che si lasciano depredare bellamente da manager che si comportano come quel mascalzone cui fosse conferita dal Tribunale la nomina di tutore di un bimbo di 4 anni privo di parenti sino alla decima generazione e con un patrimonio da 800 milioni e passa, e quindi con il solo problema di nascondere le ruberie fatte per interesse e incuria onde semplicemente fare quadrare i conti ogni anno alla resa del bilancio! Quale privato consentirebbe mai ai propri manager di migrare ad imprese formalmente concorrenti portandosi dietro i relativi segreti? Quale permetterebbe loro di aumentarsi da sé le prebende fino all’inverosimile e nonostante le palesi malversazioni fatte? Quali permetterebbero queste malversazioni? Quale Agnelli pagherebbe oggi Marchionne 1.500 volte un dipendente Fiat quando ieri pagava Valletta appena 40 volte un suo operaio?
Non siate complottisti: la realtà è banale, in quanto ormai buona parte di queste mega-strutture sono da tempo autoreferenti, non rispondono a nessuno se non a manager che non sono per nulla fidelizzati e che non hanno nessuna cura dei patrimoni che organizzano. Manager che pensano solo a raggiungere obiettivi patrimoniali a breve per giustificare le proprie stock options e liquidazioni milionarie finchè … la pacchia dura! Ogni deferenza nei loro confronti è immeritata. Ogni timore reverenziale è immeritato. Questo è un non-potere che si sta sfaldando da solo per incapacità assoluta di agire in modo unitario, come sarebbe da attendersi da una qualsiasi organizzazione personale o collettiva degna di questo nome. Manca infatti della minima competenza affettiva rispetto al bene comune perché non si concepisce in termini confuciani o anche solo di sana amministrazione, bensì amorali, privi di cuore e scrupoli, nella banale e diabolica convinzione che ogni vittoria si giustifichi da sé e per sé. E mancando di questo senso di responsabilità è un non-potere che prende decisioni a intuito, separate le une dalle altre e non sufficientemente coerenti strategicamente. Non si preoccupa nemmeno del linciaggio cui verranno immancabilmente sottoposti quando sarà di dominio pubblico anche solo un millesimo delle loro responsabilità.
(Nando Ioppolo, estratti da “Una proposta di azione comune post-keynesiana”, da “Megachip” del 6 settembre 2013. Intervento pubblicato in morte dell’autore, avvocato ed economista, animatore del centro studi milanese “Circolo degli Scipioni” e critico del modello pseudo-liberista del “pensiero unico”. Ioppolo ha inoltre collaborato al manifesto di “Alternativa” per riformare l’Unione Europea in modo democratico).
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