Mentre Putin avverte l’America direttamente dal “New York Times”, in un editoriale nel quale evoca la Terza Guerra Mondiale, i “ribelli” siriani annunciano il rifiuto della mediazione internazionale della Russia. E a soffiare sul fuoco è Parigi, irritata per il rinvio dell’attacco alla Siria: Hollande vorrebbe far precipitare la crisi secondo il modello Jugoslavia, imponendo al regime di Assad ultimatum inaccettabili come quelli che Milosevic ricevette a Rambouillet. Il piano: far approvare alle Nazioni Unite una risoluzione vincolante, appoggiata anche da Usa eGran Bretagna, che citi «la necessità di una risposta militare» nel momento in cui Damasco non dovesse rispettare i diktat imposti dall’Occidente sulle modalità di smantellamento degli arsenali. «Se Mosca è riuscita a stoppare missili e bombardieri in nome dell’accordo sulla consegna degli arsenali chimici o non convenzionali in mani siriane alla comunità internazionale – osserva Marco Santopadre – Parigi pretende ora di imporre un tempo limite di soli 15 giorni».
Un pretesto evidente, scrive Santopadre su “Contropiano”, per lasciare aperta la strada per una aggressione militare. Immediata la reazione di Mosca, che ha presentato agli Usa il suo piano per smilitarizzare la Siria: Damasco entrerebbe nell’Opac, l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, quindi rivelare la localizzazione delle armi, farla verificare dagli ispettori Opac e collaborare con essi per la loro distruzione. Il piano non specifica chi dovrebbe smantellare le armi, precisa il quotidiano russo “Kommersant”, ma non è escluso che «gli Stati Uniti e la Russia lo facciano insieme». E se la Francia tenta di tagliare la strada alla pace prima ancora che si pronuncino gli ispettori Onu che hanno analizzato le tracce dell’attacco chimico del 21 agosto, è lo stesso Putin a firmare un intervento sul “New York Times” per chiarire che un’aggressione alla Siria scatenerebbe il caos e comunque verrebbe considerata da Mosca come un’aggressione alla Russia. Se gli Usa attaccheranno Damasco senza l’ok dell’Onu distruggeranno la credibilità delle Nazioni Unite, che farebbero la fine della Società delle Nazioni alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale: «Nessuno vuole che le Nazioni Unite subiscano la sorte della Società delle Nazioni, collassata perché mancava di una reale leva di intervento».
Oltre a un’esplosione del terrorismo, secondo Putin l’attacco «potrebbe minare gli sforzi multilaterali per risolvere il problema nucleare iraniano e il conflitto israelo-palestinese, oltre a destabilizzare ulteriormente il Medio Oriente e il Nord Africa». Il riferimento di Putin al “nucleare iraniano” non sembra affatto casuale, aggiunge Santopadre: a ricordare che l’aggressione alla Siria mira proprio all’Iran è Alberto Negri sul “Sole 24 Ore”. Secondo Negri, lo scopo di un possibile attacco militare contro Damasco «è un messaggio agli ayatollah per far capire cosa li aspetta, dall’Occidente o da Israele, nel caso continuassero il programma nucleare di arricchimento dell’uranio». La eventuale soluzione diplomatica di Mosca prolunga la vita a Bashar Assad e quindi imbarazza gli alleati americani, dalla Turchia agli arabi del Golfo, «che sulla partita siriana hanno puntato una posta altissima:smantellare la Mezzaluna sciita e iraniana in Medio Oriente, origine di tutta la vicenda».
Il giornalista del “Sole” avverte che una “punizione” inflitta ad Assad potrebbe scatenare, se non la Terza Guerra Mondiale, un conflitto comunque vastissimo, capace di coinvolgere tutti – curdi e alauiti, cristiani e sciiti – anche in Turchia, Libano e Iraq. Temendo che l’azione di Russia e Cina – oltre al fortissimo impegno di Papa Bergoglio – possano dare una vera chance alla pace, i cosiddetti “ribelli” dell’Esercito Siriano Libero, «coalizione di forze ribelli sempre più debole e infiltrato dalle organizzazioni jihadiste», fa sapere di non accettare nessun tipo di mediazione. «L’Esercito siriano libero annuncia di respingere categoricamente l’iniziativa russa che prevede di collocare le armi chimiche sotto controllo internazionale», affermato uno dei capi militari anti-Assad, il generale Selim Idriss, in un comunicato video affidato a YouTube. «Secondo quanto affermano fonti Usa e arabe – aggiunge Santopadre – nelle ultime settimane la Cia avrebbe implementato le forniture di armi e tecnologia militare ai ribelli: se dovesse servire, una provocazione in grande stile potrebbe rendere “necessario” l’intervento immediato delle grandi potenze».
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