Blitz estivo su Costituzione, “approvare il ddl che accorcia tempi di revisione”
Il governo Letta ha fretta approvare il disegno di legge per l'abbattimento dei tempi di legge previsti dall'articolo 138, la norma che pone precisi paletti temporali e di metodo alle leggi di revisione costituzionale. La deroga, una volta approvata, spianerebbe la strada al lavoro del "Comitato dei 40 saggi", compresa la riscrittura di un bel pezzo di Carta nello spazio di soli 18 mesi
di Luca De Carolis | 1 luglio 2013
Prove tecniche di colpo di mano, sulla Costituzione. Da piazzare nel cuore dell’estate, quando le spiagge sono piene e l’attenzione sul Palazzo crolla. La strana maggioranza del governo Letta ha fretta, tanta fretta di approvare il disegno di legge che prevede una deroga all’articolo 138 della Carta: la norma che pone precisi paletti temporali e di metodo alle leggi di revisione costituzionale. E allora, l’obiettivo è quello di approvare entro la prima settimana di agosto il ddl che abbatte i tempi del 138. “Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni a intervallo non minore di tre mesi” recita l’articolo. Il disegno di legge vuole ridurre l’intervallo a un mese, ma solo per questa volta, senza modificare l’articolo.
Una deroga , insomma, con cui spianare la strada al comitato per le riforme costituzionali di 40 parlamentari, che dovrebbe riscrivere un bel pezzo di Costituzione nello spazio di soli 18 mesi. Il comitato non è stato ancora composto, e sui titoli da modificare è ancora lite. Ma la certezza è che Pdl, Pd e Scelta Civica corrono. Tanto da voler ridurre al minimo anche i tempi di approvazione del ddl. Ce la dovrebbero fare al Senato, dove hanno già applicato la procedura d’urgenza. E così il via libera al testo a Palazzo Madama potrebbe arrivare già entro il 15 luglio. Ma il regolamento della Camera non prevede la procedura d’urgenza per un ddl che incide su una norma costituzionale.
Come rimediare? “Forzando” sui tempi nella conferenza dei capigruppo, come è accaduto il 27 giugno. L’esito lo racconta Riccardo Nuti, capogruppo di 5 Stelle a Montecitorio: “Hanno calendarizzato la discussione del testo in aula a partire dal 29 pomeriggio. Ma sanno che non ce la faremo mai entro fine mese. Il loro vero obiettivo è far slittare tutto ad agosto, ottenendo così ilcontingentamento dei tempi, per approvare il testo prima della chiusura estiva della Camera. Una vergogna”. Venerdì scorso, con un post sul blog di Grillo, il gruppo alla Camera di M5S aveva già parlato di “colpo di mano del governo, con l’assist della presidente Boldrini”. Nuti aggiunge: “Daremo battaglia in commissione, anche se gli strumenti a disposizione non sono tanti. Io e Luigi Di Maio (vicepresidente della Camera, ndr) abbiamo mosso tutta una serie di obiezioni nella capigruppo, mettendo in luce come non si possa andare di corsa su un tema così importante. Nessuno, a cominciare dalla presidente Boldrini, ha replicato nulla: sanno che non possono farlo. Solo Renato Brunetta si è impegnato a non applicare il contingentamento dei tempi: ma come possiamo credergli?”.
Dallo staff di Laura Boldrini, replicano: “Nessun assist, la presidente non può certo decidere quando va calendarizzato l’esame di un ddl: spetta alla capigruppo”. Resta il fatto che la fretta della maggioranza non piace neanche a Sel. “Su un argomento così delicato non si possono bruciare i tempi” sostiene Gennaro Migliore, capogruppo del partito alla Camera. Che spiega: “Nella capigruppo ho fatto notare che sarebbe stato più urgente mettere in calendario la riforma dellalegge elettorale. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini mi ha risposto che il governo era anche disposto a farlo. Ma Brunetta è andato nel senso opposto: a suo dire viene prima il ddl costituzionale”.
Il problema principale per Migliore però non sono i tempi: “Il vero tema è che la maggioranza vuole stravolgere la Costituzione, quando il 138 non dà questo mandato. E più d’uno pensa anche di toccare la parte sulla Giustizia, cosa inammissibile. Noi risponderemo con i nostri emendamenti. Vorremmo la riduzione dei parlamentari e un bicameralismo diverso, con un Senato delle autonomie”. Fuori del Parlamento, a opporsi alla riforma c’è Azione civile di Antonio Ingroia. L’ex pm annuncia: “Tra il primo e il 3 luglio manderò una lettera a Epifani, Vendola e Grillo, in cui chiederò loro di organizzare assieme primarie per consultare l’elettorato su questo tema. Non si può cambiare la Costituzione senza ascoltare prima il parere dei cittadini: i partiti che vogliono il cambiamento devono bloccare il ddl con una moratoria”. Sulla riforma, Ingroia ha opinioni chiare: “Il Pdl vuole il presidenzialismo, con lo stravolgimento di tutti gli equilibri tra i poteri, e sogna di subordinare la magistratura al governo. Vedo riapparire la maschera golpista della P2, dietro questo progetto. E purtroppo nel Pd sono in pochi quelli che dissentono”.
da Il Fatto Quotidiano del 30 giugno 2013
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