Conto alla rovescia, allarme rosso firmato Mediobanca: l’Italia si avvicina rapidamente alla bancarotta, perché oggi il contesto macroeconomico «sta colpendo l’economia italiana più pesantemente». Aggravante fondamentale, l’euro: a differenza del ’92, quando il debito era denominato in lire, oggi il nostro paese «non può più contare sulla leva della svalutazione». Messo alla frusta dalla crisi economica e sottoposto alla tortura del rigore che colpisce aziende e famiglie attraverso il taglio selvaggio della finanza pubblica, il sistema-Italia agonizza, le imprese licenziano o chiudono, i consumi crollano e quindi il gettito fiscale decresce, peggiorando ulteriormente la situazione del debito statale. Nella trappola dell’austerity aggravata dalla crisi di liquidità – euro che la Bce eroga col contagocce, e solo al sistema bancario privato – stanno per franare anche le banche: il mercato immobiliare, la loro vera garanzia di solvibilità, è ormai in caduta verticale. Si avvicina il fantasma-Cipro: prelievo forzoso dai conti correnti per ricavare il denaro che Bruxelles nega all’Italia.
Entro sei mesi tutto sarà chiaro, riassume Mattia Feltri sul “Fatto Quotidiano”: o si ritrova un po’ di crescita, oppure il peggioramento della crisi, nell’economia reale e sui mercati finanziari «potrebbe costringere il paese alla richiesta di salvataggio». Lo afferma l’analista Antonio Guglielmi in un report di Mediobanca Securities, la controllata londinese di Mediobanca specializzata in intermediazione finanziaria. Un rapporto riservato, consegnato soltanto ai clienti, che ha allarmato gli istituti di credito: la divulgazione di analisi pessimistiche sullo stato della situazione italiana non può che far precipitare la crisi, facendo fuggire gli “investitori”. Ai quali, notoriamente, non interessa che un paese abbia “i conti in ordine”, come vuole Bruxelles; al contrario, l’unico indicatore che conta è l’aspettativa di ripresa, che nel nostro caso è pari a zero. E mentre Enrico Letta continua a rimandare i problemi, dall’Iva all’Imu, secondo il report di Guglielmi il tempo sta per scadere.
Senza più lo scudo della moneta sovrana, di fronte alla recessione il paese è letteralmente indifeso, esposto all’attacco speculativo dei “signori dello spread”, i fantomatici “mercati” che puntano alla demolizione dell’economia nazionale per poi mettere le mani, a prezzi stracciati, sull’industria dei beni e dei servizi. Il rapporto di Guglielmi, aggiunge il “Fatto”, sottolinea un fenomeno inquietante: di recente, sul mercato finanziario, il rendimento dei Btp ha superato quello dei Bot di pari durata. E perché mai i “mercati” chiedono un interesse più basso per un Bot che dovrà essere rimborsato tra sei mesi rispetto a un Btp ventennale emesso 19 anni e sei mesi fa? Intuitivo: i signori della finanza chiedono più soldi per i Btp, proprio perché a rischio: sentono vicino il collasso dell’Italia. «Questa differenza di rendimento non ha alcuna ragione di esistere – conferma Guglielmi – a meno che i mercati non stiano facendo differenza tra i bond a rischio ristrutturazione (Btp) e quelli che non sono soggetti a ristrutturazione (Bot e strumenti di mercato monetario )».
Traduzione: gli “investitori” si aspettano che già nei prossimi sei mesi l’Italia possa dichiarare una parziale bancarotta sul suo debito, come ha fatto la Grecia. Risultato immediato: la fuga dei grandi fondi di investimento dai paesi mediterranei. Possibili detonatori collaterali: la Federal Reserve che comincia ad asciugare liquidità, la Slovenia che chiede aiuto per le sue banche, l’Argentina che sembra a un passo da una nuova bancarotta. Incrinature pericolose, che minacciano la strematafinanza pubblica degli Stati ex sovrani dell’Eurozona, disabilitati nella loro funzione vitale di spesa a sostegno del sistema-paese. Primo allarme, lo spread: il differenziale di rendimento tra i nostri bond e quelli tedeschi, ammette Feltri, «dipende quasi esclusivamente da variabili che non controlliamo: se torna a salire, come sta succedendo, l’Italia potrà fare molto poco».
La bassa crescita, provocata dalla scure delle “riforme strutturali” avviate dal governo Monti, ha di fatto aggravato – come ovvio – la situazione del debito pubblico, oggi arrivato a 2.041 miliardi di euro. Guglielmi scarta subito l’idea di una maxi-patrimoniale, dato che Monti non ha neppure realizzato la mappatura della ricchezza degli italiani, premessa indispensabile per rendere equo un simile intervento. Inoltre, «introdurre una tassa straordinaria sulla casa sembra politicamente poco fattibile», dal momento che «con l’Imu, l’imposizione sugli immobili ha già superato la media europea (1,6% del reddito disponibile totale contro l’1% di media)». Casse statali in rosso, e dunque: caccia agli spiccioli per puntare a sopravvivere per qualche mese. Secondo Mediobanca, si possono recuperare 75 miliardi «senza danneggiare i consumi», cioè con una super-patrimoniale e una tassazione sui capitali fuggiti all’estero.
Per la precisione, potrebbero arrivare 3-7 miliardi alzando le aliquote sulle rendite finanziarie (esclusi i titoli di Stato), applicando alla finanza lo stesso carico fiscale che oggi grava sugli immobili. Altri 43 miliardi si ricaverebbero applicando il modello francese: un prelievo una tantum a carico dei maxi-patrimoni, del valore superiore a 1,3 miliardi. Poi i capitali nascosti in Svizzera, che potrebbero fruttare altri 20 miliardi. E altri 2, se proprio necessario, potrebbero giungere da un condono edilizio. «Una cura che darebbe un segnale al mercato, rendendo più credibile la nostra posizione». Ma non basterebbe, aggiunge Feltri, «perché Mediobanca Securities identifica un’altra emergenza che la politica italiana finge di non vedere: le banche». Lo stesso Guglielmi avverte che il tasso di copertura cash dei crediti problematici nelle banche italiane si è ridotto dal 51% del 2007 al 40 del 2013. «Significa che se un prestito non viene rimborsato, in tutto o in parte, le banche sono molto più dipendenti dalle garanzie reali, che di solito sono immobili». Problema: i prezzi delle case stanno crollando: «Dal picco del 2008 si sono ridotti del 12%, contro il 25% della Spagna».
Nella simulazione di Mediobanca Securities, le banche italiane potrebbero correggere al ribasso del 45% il valore degli immobili che hanno in bilancio: in questo caso, la copertura dei crediti (contanti più garanzia) resterebbe al 100%. «Ma se invece volessero mantenere il tasso di copertura attuale, 125%, basterebbe un calo dei prezzi immobiliari del 10% per spazzare via il 17% del capitale, calcolato secondo i parametri di “Basilea 2”». Le banche, insomma, sono fragili. «E abbiamo perso l’occasione di farle salvare all’Europa: ora si è affermato il “modello Cipro”», conclude Feltri. «L’Eurogruppo ha deciso che se una banca ha bisogno di aiuto, l’Esm (il fondo salva-Stati) ci metterà parte dei fondi, massimo 60 miliardi. Gli altri li dovrà recuperare lo Stato nazionale». Come? «Convertendo obbligazioni in azioni, prelevando dai depositi, tassando i cittadini». Solo tre mesi fa, sempre Guglielmi suggeriva di creare una “bad bank”, nella quale collocare gli asset “tossici”, ma l’Abi si è molto risentita. Nel frattempo, la situazione è peggiorata: «Possiamo solo sperare che l’Italia non debba mai porsi il problema, ma dal rapporto di Guglielmi l’approccio “wait and see”, aspetta e spera, pare il più pericoloso di tutti». Allo Stato strangolato dall’Unione Europea potrebbe restare un’unica possibilità: spremere a sangue i cittadini.
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