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sabato 10 agosto 2013

Una Basilicata da Cambiare

Posted on 04. ago, 2013 by  in Città di PotenzaRegione Basilicata
Rassegnazione? Fatalismo? Paura di cambiare?
Cosa affligge l’unica regione italiana dallo sperimentare il cambiamento?
Ovunque si è provato a cambiare comandante, da noi no.
Ma quando parlo di cambiamento, non mi riferisco esclusivamente al passare dalla sinistra alla destra, no, mi riferisco soprattutto al cambiamento di uomini, sistema e politiche.
Una causa di questo immobilismo è rinvenibile nel prepotente individualismo che connota la nostra regione. Quell’individualismo, che, come ben spiegato da tanti, non ci fa sentire come nostro tutto quello che è pubblico. Quell’individualismo cieco, che ci porta a sperare di poter usufruire di un favore o di un privilegio, che dir si voglia, anziché preferire una vita migliore per tutti.
Quell’individualismo che arriva a portare genitori senza anima a garantire ai propri figli una borsa di studio sicura anziché spingerli a un costruttivo confronto con gli altri giovani, facendo loro del male, che difficilmente sarà poi emendabile.
Quell’individualismo che nel quotidiano si traduce nel provare a farsi cancellare una multa e pretendere che gli altri vengano tutti multati, o che ci consenta di evadere un fisco che riesca poi a essere inflessibile con gli altri.
Un individualismo ipocrita che ci porta a parlare male dei contravventori della legge nello stesso istante in cui la  violiamo.
Quell’individualismo idiota che ci costringe a seguire il più forte, a tesserne le lodi, a lustrargli le scarpe, sebbene si capisca facilmente che è un individuo che vale solo per il potere che ha.
Quell’individualismo che, anziché liberarci, ci rende ancora più schiavi di un sistema che di democratico ha soltanto lo stemma.
Per vivere bene la democrazia, invece, ci vuole serietà, responsabilità, capacità di autonoma riflessione, rispetto per gli altri e per le regole. Senza questo bagaglio il viaggio nella democrazia diventa un viaggio in balia di mediocri personaggi che giocano a fare gli statisti di turno, ma che di fatto in nulla si discostano dai signorotti di un tempo.
Forse, in un’Italia che boccheggia dietro i fatti personali di un uomo maturo per la pensione, e le lobby di potere, c’è spazio per un rigurgito di dignità anche qui in Basilicata.
Forse è arrivato il momento di capire che le scorciatoie comode che ci hanno portato alla schiavitù, alla rinnegazione di ogni forma di reazione, a una posizione prona pur di ottenere qualche favore, oltre che a interpretare il ruolo di popolazione più violentata della nazione, perché quotidianamente saccheggiata, oltre che depositaria delle schifezze prodotte da chiunque nel mondo, oltre che isolata fisicamente e intellettualmente, vanno abbandonate.
Forse.
E se non l’abbiamo ancora capito farà bene chi prenderà le sue poche cose e andrà via.
E a chi rimarrà verrà servito il solito piatto di brodaglia, dalla pseudo cultura divulgata attraverso una persona il cui alfabeto non supera le 17 lettere, essendogli venute a mancare una serie di consonanti, alla pseudo modernità sulla cui facciata è stata dipinta  la copertina di un Simone di filosofia d’annata.
Ma per chi avrà accettato questa realtà varrà come una libagione principesca.

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