Da Le Pen in Francia a Alba Dorata in Grecia, da Jobbik in Ungheria fino al “lupo solitario” Breivik: chi sono i nuovi fascisti in Occidente? Ne parliamo con Guido Caldiron, autore del libro inchiesta "Estrema destra": “Le Europee del 2014 saranno ricordate come le elezioni degli euroscettici, tutti i sondaggi indicano come movimenti e partiti populisti di destra stiano aumentando i propri consensi”.
colloquio con Guido Caldiron di Giacomo Russo Spena
Guido Caldiron, il tuo libro “Estrema destra” – appena uscito per la Newton Compton (469 pp, 9,90 euro) [Leggi un estratto: L’omofobia e le piazze nere]- è un’antologia e attenta mappatura dei nuovi fascisti in Occidente. Oltre a focalizzarti sui gruppi neofascisti in senso stretto e nostalgici, analizzi la trasformazione nella società d’oggi di alcune politiche e pratiche razziste e xenofobe soffermandoti sull’humus culturale in cui si generano. Si può parlare di normalizzazione e sdoganamento di alcuni temi in una chiave più populistica e moderna?
Una delle caratteristiche della “nuova estrema destra” è l’aver saputo imporre nel dibattito pubblico varie proposte radicali senza ricorrere ad argomenti apertamente razzisti o nostalgici del passato. Nel corso dell'ultimo decennio - data simbolo di partenza è l’11 settembre - si è assistito allo sviluppo di potenti movimenti populisti di destra che prendendo completamente le distanze dal repertorio neofascista o neonazista hanno saputo costruire un vocabolario politico dell'intolleranza e del pregiudizio che è stato accettato dalla società: il nuovo razzismo, che si traveste da difesa della democrazia dalla "minaccia" islamica, da protezione del welfare per gli autoctoni contro "i costi" dell'immigrazione o, come si è visto di recente in Francia, da baluardo della famiglia tradizionale contro i diritti di gay e lesbiche, ha imposto così nei fatti una vera e propria normalizzazione di idee che in realtà si basano sull'odio e il disprezzo dell'"altro". All'ombra di questo fenomeno di massa, rispuntano poi anche i gruppi apertamente neofascisti o neonazisti. Il libro descrive entrambi i percorsi delle estreme destre attuali: quello che punta al riconoscimento pubblico e alla legittimazione politica e quello che continua ad incarnare soprattutto gli aspetti identitari e di riproposizione della cultura che deriva direttamente dalle pagine più buie del Novecento.
In Italia al momento chi rappresenta l’estrema destra o la destra identitaria? E quest’area come si è rapportata – e si rapporta – col berlusconismo? A proposito di "normalizzazione" dell'estrema destra è evidente come il ventennio italiano dominato politicamente dalla figura del Cavaliere abbia rappresentato un laboratorio di massa del fenomeno. La coalizione berlusconiana, che al suo debutto nel 1994 comprendeva quello che all'epoca era ancora il Msi - primo caso in Europa di un partito di ispirazione neofascista giunto al governo dopo il 1945 -, ha saputo riunire tra loro tutte le culture della destra costruendo nel corso degli anni una proposta politica di segno radicale che ha in qualche modo cercato di trasformare in senso comune idee e posizioni che un tempo appartenevano solo al campo della destra nostalgica e revanchista. Così, per i gruppi dell'estrema destra propriamente detta - visto che la scena era già occupata da validi imprenditori politici dell'intolleranza come ad esempio la Lega sui temi della cittadinanza e dell'immigrazione - non è rimasto che uno spazio da "sezione giovanile" di questa più vasta alleanza di destra plurale.
Da noi a livello elettorale l’estrema destra sembra raccogliere poco consenso. Mentre in Europa – dalla Grecia alla Francia passando per Olanda, Ungheria etc - le forze populiste e xenofobe crescono a dismisura. Come mai?In Francia o Austria chi voleva esprimere il proprio rifiuto nei confronti dell'immigrazione o le proprie preoccupazioni verso la perdita di potere degli Stati-nazione di fronte alla globalizzazione o alla Ue, ha potuto votare per Le Pen o Haider. Nel nostro Paese erano An o la Lega a sostenere certe tesi - si pensi alla Legge Bossi-Fini sull'immigrazione che non a caso porta i nomi dei due leader di quei partiti -, come è stato lo stesso Berlusconi a parlare più volte di una possibile uscita dall'Euro, mentre Tremonti si scagliava contro i processi di globalizzazione in difesa dell'identità e degli interessi economici delle piccole imprese. Il paradosso è che nelle ultime elezioni, quando i partitini dell'estrema destra - oltre a Forza Nuova e Casa Pound anche La Destra - pensavano di ottenere consensi degni dei greci di Alba Dorata o degli ungheresi di Jobbik puntando sulla caduta di consensi e sulla crisi del Cavaliere, è arrivato il Movimento 5 Stelle che, come spiegato da diverse analisi accurate dei flussi elettorali grazie alla sua carica anti-establishment e al suo dichiararsi né di destra né di sinistra, ha raccolto tra il 25% e il 30% dei voti che sarebbero andati a queste formazioni che, infatti, sono uscite decisamente malconce dalle urne.
Come già detto, a livello europeo c’è una forte crescita dell’estrema destra e del neopopulismo. Quali sono le politiche principali su cui riescono ad ottenere consenso e adepti? Alle prossime europee del 2014 potrebbero rappresentare la vera novità delle elezioni?Quelle del prossimo anno rischiano di essere ricordate proprio come le elezioni degli "euroscettici", nel senso che tutti i sondaggi indicano come soprattutto i movimenti e i partiti populisti di destra hanno molte chance di vedere aumentare in modo considerevole i propri consensi. E' un fenomeno che riguarda un po' tutta l'Europa, dall'Est all'Ovest e che ha dei punti forti in Ungheria come in Francia, Austria,Gran Bretagna, Olanda o Scandinavia. Con il crescere della crisi economica negli ultimi anni, le nuove destre hanno modificato la propria piattaforma programmatica, spostando il tiro dall'immigrazione - tema per molto tempo al centro della loro propaganda - a temi che si potrebbero definire più "sociali": ha preso forma una sorta di critica da destra dei vincoli di bilancio imposti dalla Ue - se la sinistra chiede che si fermino i tagli indiscriminati al welfare, i populisti e l'estrema destra sostengono che si devono tagliare i programmi in favore delle minoranze - i Veri Finlandesi pensano alla minoranza svedese, Jobbik pensa ai rom dell'Ungheria. Allo stesso modo, in Francia, Marine Le Pen, una delle figure che incarna al meglio questa evoluzione del vecchio radicalismo di destra verso un populismo identitario e dagli accenti fortemente sociali, ha scelto da tempo di denunciare le élite economiche europee e "i tecnocrati di Bruxelles" che decidono "sulla pelle dei lavoratori francesi”. Sul fondo, come altrove in Europa, si pensi all'Ukip in Gran Bretagna o al Partito della libertà di Wilders nei Paesi Bassi, il tema del "padroni a casa nostra" - qualcuno si ricorda di quando lo diceva la Lega che per altro lo afferma ancora - e del rigetto della politica europea, fa rima ancora con la stigmatizzazione degli immigrati, magari musulmani, ma oggi è soprattutto la denuncia delle colpe della Ue a dominare la scena. Oggi che nella società cresce la rabbia verso chi si è arricchito mentre la crisi mordeva sempre di più, questa destra cerca di cavalcare gli umori anti-sistema e anti-establishment più che la xenofobia, questo mentre alla figura dello "straniero" la retorica estremista ha sostituto sempre più spesso quella dell'"islamico", sorta di piccolo bin Laden agitato come una minaccia.
Negli ultimi anni siamo assistendo al ritorno della violenza neofascista. Nel libro arrivi a collegare la strategia della tensione degli anni ’70 in Italia ai cosiddetti “lupi solitari” moderni come Breivik, il nazista autore di una strage in Norvegia nel 2011. E’ lo stesso “filo nero”?In tutto l'Occidente è cresciuta una contrapposizione tra culture e identità. Dopo l'11 settembre l'idea dello "scontro tra civiltà" è diventata qualcosa di socialmente condiviso in molti ambienti. Il dibattito pubblico si è riempito di voci allarmate e i movimenti populisti hanno prosperato sulle nuove inquietudini oltre che su un diffuso malessere sociale. E' in questo clima che l'idea della guerra delle razze - che in particolare l'estrema destra americana coltiva fin dal definitivo successo dei movimenti per i diritti civili degli afroamericani - si è andata diffondendo nel circuito della destra radicale. Se il razzismo si è imposto drammaticamente nel dibattito pubblico come nella politica, le conseguenze non sono state di natura solo elettorale. La diffusione del circuito bonheads, gli skin neonazisti, e di altre sottoculture violente e razziste hanno annunciato il clima che andava montando fin dagli anni Novanta. Poi, con il nuovo millennio, sono emerse le figure dei cosiddetti "lupi solitari" o di piccole bande violente che "facevano il salto" nel terrorismo - è successo in Germania, Gran Bretagna e nei paesi scandinavi già prima di Breivik. Certo, la violenza fascista nell'Italia degli anni Sessanta e Settanta era un fenomeno articolato e complesso, legato al clima della guerra fredda e agli interessi atlantici nel nostro Paese, ma se ci si interroga sul significato "politico" di quella violenza, ci si accorge che si sviluppava da un humus culturale e politico che si nutriva di anticomunismo e dell'idea che una guerra tra Est e Ovest fosse imminente. Allo stesso modo, i Lupi Solitari di oggi per molti versi rispondono a un clima che si è nutrito prima del timore dell'"invasione" degli immigrati e, dopo le Twin Towers, di una sorta di certezza che la guerra è già qui, in mezzo a noi, magari solo perché si progetta di costruire una moschea. Come diceva Stieg Larsson, il problema è che si pensa che quelle dell'estrema destra siano solo parole, ma non è così. Quando si dispone solo di un vocabolario dell'odio, prima o poi è quasi naturale che si passi all'azione.
Nel libro analizzi la “galassia nera” in tutta la sua disomogeneità interna: dal neopaganesimo nazista al fondamentalismo cristiano. Correnti culturali dove regnano fenomeni molto diversi tra loro?In un primo tempo il libro doveva avere il sottotitolo "Viaggio nella nuova internazionale nera" perché in realtà persiste un circuito di movimenti che lega Alba Dorata al British National Party o a Jobbik; c'è il circuito skin-nazi, diviso tra gli Hammer e chi fa riferimento a ciò che resta della rete di Blood & Honour; ci sono i negazionisti della Shoah o i cattolici ultratradizionalisti. Solo per fare qualche esempio. Una delle caratteristiche della "nuova internazionale nera" è la commistione tra gruppi, tendenze e stili. Per quanto divisa e attraversata da conflitti anche molto forti, l'estrema destra degli anni Duemila assomiglia un po' alla Rete - e non a caso il Web è diventato uno strumento decisivo nell'articolazione delle sue attività: uno spazio dove si intersecano e dialogano le figure più diverse, fino a costruire una sorta di comunità di destino che si ritrova, se solo si gratta un po' la superficie, su alcune coordinate ideologiche generali.
In tempo di forte crisi economica, nell’estrema destra si può parlare di ritorno di antisemitismo come lettura della complessità del mondo?L'antisemitismo - travestito via via da "antisionismo" da opposizione al "mondialismo", da denuncia della "finanza apolide" o delle "élite cosmopolite" - ha attraversato buona parte della propaganda estremista a livello internazionale, indicando come i nemici di oggi siano per questo ambiente gli stessi di ieri: quegli ebrei di cui il principale ideologo del neofascismo italiano Julius Evola denunciava non solo la minaccia "razziale", ma anche "culturale". Spiegare il mondo complesso di oggi come un "grande complotto ebraico", con le infinite varianti di questa lettura razzista delle cose, è senza alcun dubbio una caratteristica diffusa in tutte le destre estreme.
LEGGI ANCHE L’omofobia e le piazze nere. Un estratto da "Estrema destra" di Guido Caldiron
(9 luglio 2013)
colloquio con Guido Caldiron di Giacomo Russo Spena
Guido Caldiron, il tuo libro “Estrema destra” – appena uscito per la Newton Compton (469 pp, 9,90 euro) [Leggi un estratto: L’omofobia e le piazze nere]- è un’antologia e attenta mappatura dei nuovi fascisti in Occidente. Oltre a focalizzarti sui gruppi neofascisti in senso stretto e nostalgici, analizzi la trasformazione nella società d’oggi di alcune politiche e pratiche razziste e xenofobe soffermandoti sull’humus culturale in cui si generano. Si può parlare di normalizzazione e sdoganamento di alcuni temi in una chiave più populistica e moderna?
Una delle caratteristiche della “nuova estrema destra” è l’aver saputo imporre nel dibattito pubblico varie proposte radicali senza ricorrere ad argomenti apertamente razzisti o nostalgici del passato. Nel corso dell'ultimo decennio - data simbolo di partenza è l’11 settembre - si è assistito allo sviluppo di potenti movimenti populisti di destra che prendendo completamente le distanze dal repertorio neofascista o neonazista hanno saputo costruire un vocabolario politico dell'intolleranza e del pregiudizio che è stato accettato dalla società: il nuovo razzismo, che si traveste da difesa della democrazia dalla "minaccia" islamica, da protezione del welfare per gli autoctoni contro "i costi" dell'immigrazione o, come si è visto di recente in Francia, da baluardo della famiglia tradizionale contro i diritti di gay e lesbiche, ha imposto così nei fatti una vera e propria normalizzazione di idee che in realtà si basano sull'odio e il disprezzo dell'"altro". All'ombra di questo fenomeno di massa, rispuntano poi anche i gruppi apertamente neofascisti o neonazisti. Il libro descrive entrambi i percorsi delle estreme destre attuali: quello che punta al riconoscimento pubblico e alla legittimazione politica e quello che continua ad incarnare soprattutto gli aspetti identitari e di riproposizione della cultura che deriva direttamente dalle pagine più buie del Novecento.
In Italia al momento chi rappresenta l’estrema destra o la destra identitaria? E quest’area come si è rapportata – e si rapporta – col berlusconismo? A proposito di "normalizzazione" dell'estrema destra è evidente come il ventennio italiano dominato politicamente dalla figura del Cavaliere abbia rappresentato un laboratorio di massa del fenomeno. La coalizione berlusconiana, che al suo debutto nel 1994 comprendeva quello che all'epoca era ancora il Msi - primo caso in Europa di un partito di ispirazione neofascista giunto al governo dopo il 1945 -, ha saputo riunire tra loro tutte le culture della destra costruendo nel corso degli anni una proposta politica di segno radicale che ha in qualche modo cercato di trasformare in senso comune idee e posizioni che un tempo appartenevano solo al campo della destra nostalgica e revanchista. Così, per i gruppi dell'estrema destra propriamente detta - visto che la scena era già occupata da validi imprenditori politici dell'intolleranza come ad esempio la Lega sui temi della cittadinanza e dell'immigrazione - non è rimasto che uno spazio da "sezione giovanile" di questa più vasta alleanza di destra plurale.
Da noi a livello elettorale l’estrema destra sembra raccogliere poco consenso. Mentre in Europa – dalla Grecia alla Francia passando per Olanda, Ungheria etc - le forze populiste e xenofobe crescono a dismisura. Come mai?In Francia o Austria chi voleva esprimere il proprio rifiuto nei confronti dell'immigrazione o le proprie preoccupazioni verso la perdita di potere degli Stati-nazione di fronte alla globalizzazione o alla Ue, ha potuto votare per Le Pen o Haider. Nel nostro Paese erano An o la Lega a sostenere certe tesi - si pensi alla Legge Bossi-Fini sull'immigrazione che non a caso porta i nomi dei due leader di quei partiti -, come è stato lo stesso Berlusconi a parlare più volte di una possibile uscita dall'Euro, mentre Tremonti si scagliava contro i processi di globalizzazione in difesa dell'identità e degli interessi economici delle piccole imprese. Il paradosso è che nelle ultime elezioni, quando i partitini dell'estrema destra - oltre a Forza Nuova e Casa Pound anche La Destra - pensavano di ottenere consensi degni dei greci di Alba Dorata o degli ungheresi di Jobbik puntando sulla caduta di consensi e sulla crisi del Cavaliere, è arrivato il Movimento 5 Stelle che, come spiegato da diverse analisi accurate dei flussi elettorali grazie alla sua carica anti-establishment e al suo dichiararsi né di destra né di sinistra, ha raccolto tra il 25% e il 30% dei voti che sarebbero andati a queste formazioni che, infatti, sono uscite decisamente malconce dalle urne.
Come già detto, a livello europeo c’è una forte crescita dell’estrema destra e del neopopulismo. Quali sono le politiche principali su cui riescono ad ottenere consenso e adepti? Alle prossime europee del 2014 potrebbero rappresentare la vera novità delle elezioni?Quelle del prossimo anno rischiano di essere ricordate proprio come le elezioni degli "euroscettici", nel senso che tutti i sondaggi indicano come soprattutto i movimenti e i partiti populisti di destra hanno molte chance di vedere aumentare in modo considerevole i propri consensi. E' un fenomeno che riguarda un po' tutta l'Europa, dall'Est all'Ovest e che ha dei punti forti in Ungheria come in Francia, Austria,Gran Bretagna, Olanda o Scandinavia. Con il crescere della crisi economica negli ultimi anni, le nuove destre hanno modificato la propria piattaforma programmatica, spostando il tiro dall'immigrazione - tema per molto tempo al centro della loro propaganda - a temi che si potrebbero definire più "sociali": ha preso forma una sorta di critica da destra dei vincoli di bilancio imposti dalla Ue - se la sinistra chiede che si fermino i tagli indiscriminati al welfare, i populisti e l'estrema destra sostengono che si devono tagliare i programmi in favore delle minoranze - i Veri Finlandesi pensano alla minoranza svedese, Jobbik pensa ai rom dell'Ungheria. Allo stesso modo, in Francia, Marine Le Pen, una delle figure che incarna al meglio questa evoluzione del vecchio radicalismo di destra verso un populismo identitario e dagli accenti fortemente sociali, ha scelto da tempo di denunciare le élite economiche europee e "i tecnocrati di Bruxelles" che decidono "sulla pelle dei lavoratori francesi”. Sul fondo, come altrove in Europa, si pensi all'Ukip in Gran Bretagna o al Partito della libertà di Wilders nei Paesi Bassi, il tema del "padroni a casa nostra" - qualcuno si ricorda di quando lo diceva la Lega che per altro lo afferma ancora - e del rigetto della politica europea, fa rima ancora con la stigmatizzazione degli immigrati, magari musulmani, ma oggi è soprattutto la denuncia delle colpe della Ue a dominare la scena. Oggi che nella società cresce la rabbia verso chi si è arricchito mentre la crisi mordeva sempre di più, questa destra cerca di cavalcare gli umori anti-sistema e anti-establishment più che la xenofobia, questo mentre alla figura dello "straniero" la retorica estremista ha sostituto sempre più spesso quella dell'"islamico", sorta di piccolo bin Laden agitato come una minaccia.
Negli ultimi anni siamo assistendo al ritorno della violenza neofascista. Nel libro arrivi a collegare la strategia della tensione degli anni ’70 in Italia ai cosiddetti “lupi solitari” moderni come Breivik, il nazista autore di una strage in Norvegia nel 2011. E’ lo stesso “filo nero”?In tutto l'Occidente è cresciuta una contrapposizione tra culture e identità. Dopo l'11 settembre l'idea dello "scontro tra civiltà" è diventata qualcosa di socialmente condiviso in molti ambienti. Il dibattito pubblico si è riempito di voci allarmate e i movimenti populisti hanno prosperato sulle nuove inquietudini oltre che su un diffuso malessere sociale. E' in questo clima che l'idea della guerra delle razze - che in particolare l'estrema destra americana coltiva fin dal definitivo successo dei movimenti per i diritti civili degli afroamericani - si è andata diffondendo nel circuito della destra radicale. Se il razzismo si è imposto drammaticamente nel dibattito pubblico come nella politica, le conseguenze non sono state di natura solo elettorale. La diffusione del circuito bonheads, gli skin neonazisti, e di altre sottoculture violente e razziste hanno annunciato il clima che andava montando fin dagli anni Novanta. Poi, con il nuovo millennio, sono emerse le figure dei cosiddetti "lupi solitari" o di piccole bande violente che "facevano il salto" nel terrorismo - è successo in Germania, Gran Bretagna e nei paesi scandinavi già prima di Breivik. Certo, la violenza fascista nell'Italia degli anni Sessanta e Settanta era un fenomeno articolato e complesso, legato al clima della guerra fredda e agli interessi atlantici nel nostro Paese, ma se ci si interroga sul significato "politico" di quella violenza, ci si accorge che si sviluppava da un humus culturale e politico che si nutriva di anticomunismo e dell'idea che una guerra tra Est e Ovest fosse imminente. Allo stesso modo, i Lupi Solitari di oggi per molti versi rispondono a un clima che si è nutrito prima del timore dell'"invasione" degli immigrati e, dopo le Twin Towers, di una sorta di certezza che la guerra è già qui, in mezzo a noi, magari solo perché si progetta di costruire una moschea. Come diceva Stieg Larsson, il problema è che si pensa che quelle dell'estrema destra siano solo parole, ma non è così. Quando si dispone solo di un vocabolario dell'odio, prima o poi è quasi naturale che si passi all'azione.
Nel libro analizzi la “galassia nera” in tutta la sua disomogeneità interna: dal neopaganesimo nazista al fondamentalismo cristiano. Correnti culturali dove regnano fenomeni molto diversi tra loro?In un primo tempo il libro doveva avere il sottotitolo "Viaggio nella nuova internazionale nera" perché in realtà persiste un circuito di movimenti che lega Alba Dorata al British National Party o a Jobbik; c'è il circuito skin-nazi, diviso tra gli Hammer e chi fa riferimento a ciò che resta della rete di Blood & Honour; ci sono i negazionisti della Shoah o i cattolici ultratradizionalisti. Solo per fare qualche esempio. Una delle caratteristiche della "nuova internazionale nera" è la commistione tra gruppi, tendenze e stili. Per quanto divisa e attraversata da conflitti anche molto forti, l'estrema destra degli anni Duemila assomiglia un po' alla Rete - e non a caso il Web è diventato uno strumento decisivo nell'articolazione delle sue attività: uno spazio dove si intersecano e dialogano le figure più diverse, fino a costruire una sorta di comunità di destino che si ritrova, se solo si gratta un po' la superficie, su alcune coordinate ideologiche generali.
In tempo di forte crisi economica, nell’estrema destra si può parlare di ritorno di antisemitismo come lettura della complessità del mondo?L'antisemitismo - travestito via via da "antisionismo" da opposizione al "mondialismo", da denuncia della "finanza apolide" o delle "élite cosmopolite" - ha attraversato buona parte della propaganda estremista a livello internazionale, indicando come i nemici di oggi siano per questo ambiente gli stessi di ieri: quegli ebrei di cui il principale ideologo del neofascismo italiano Julius Evola denunciava non solo la minaccia "razziale", ma anche "culturale". Spiegare il mondo complesso di oggi come un "grande complotto ebraico", con le infinite varianti di questa lettura razzista delle cose, è senza alcun dubbio una caratteristica diffusa in tutte le destre estreme.
LEGGI ANCHE L’omofobia e le piazze nere. Un estratto da "Estrema destra" di Guido Caldiron
(9 luglio 2013)
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